La Polizia ha ricordato Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume

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Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume, medaglia d’oro al merito civile nel 1995, deportato e ucciso per mano nazista nel campo di concentramento di Dachau, è stato ricordato, martedì 9 febbraio, dalla Polizia di Stato di Novara.

La celebrazione si è svolta nel largo che, dal 2005, porta il suo nome, davanti alla sede distaccata della Questura e della Polizia stradale, alla Rizzottaglia. Alla presenza del Questore, Rosanna Lavezzaro, del prefetto, Pasquale Gioffrè, del sindaco Alessandro Canelli, dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato, delle altre Forze dell’Ordine e del rappresentante della Comunità Ebraica, è stato posto un cesto di fiori nei pressi della palina stradale intestata a Palatucci. Don Fabrizio Poloni, cappellano della Polizia di Stato, ha tratteggiato la figura di Palatucci, “Giusto tra le Nazioni” dal 1990, arrestato dai tedeschi il 22 ottobre 1944 e deportato a Dachau, in Germania, colpevole di avere salvato circa 6000 ebrei dalla deportazione. Morì poi a Dachau il 10 febbraio del 1945.

Giovanni Palatucci fu il primo a pensare il poliziotto come figura tra la gente e per la gente. Proprio per questo suo spirito venne tacciato dal regime fascista di essere contro le direttive ministeriali e trasferito per punizione dalla Questura di Genova a Fiume, dove divenne Dirigente dell’Ufficio Stranieri e poi Questore Reggente di Fiume. Il suo animo, religioso e profondamente votato all’aiuto del prossimo, lo portò, grazie al suo incarico di Dirigente dell’Ufficio Stranieri e alla rete creata con i poliziotti del suo ufficio, a salvare centinaia di ebrei dal genocidio.

Il 9 ottobre 2002 il Tribunale diocesano del Vicariato di Roma ha aperto ufficialmente il processo canonico di beatificazione, intestando la causa al “Servo di Dio Giovanni Palatucci, laico, Funzionario della Polizia di Stato, martire in odio della fede”. Processo terminato nel 2004, quando Giovanni Palatucci è divenuto Servo di Dio. Andò oltre il comandamento “…ama il prossimo tuo come te stesso…” perché lo ha amato più di se stesso, terminando la sua vita a Dachau per avere aiutato il prossimo a scampare alla barbarie nazista.