“Un dono per la vita”: 1.200 km per sensibilizzare sull’importanza della donazione di organi

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Nel giugno del 2016 Michele Casapulla, ora 46enne, giunto dalla Campania, era stato trapiantato di rene al Centro trapianti dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara. Ora diventa protagonista di un evento, “Un dono per la vita”, organizzato dall’Associazione trapiantati di organi di Caserta (cui è iscritto) e Anspi: un percorso podistico di 1200 km in 55 giorni, lungo 8 regioni italiane, anche sulla Via Francigena, durante il quale spiegherà l’importanza della donazione. Con lui ci sarà Emilia Genzano, sua conterranea. Sono partiti martedì mattina 3 agosto proprio dal cortile dell’ospedale che dà su corso Mazzini.

«Il lungo cammino di Michele Casapulla ha l’intento di sensibilizzare la cittadinanza alla donazione degli organi e sul trapianto salvavita – dichiara il presidente Aitf di Caserta Franco Martino – Michele affronterà questo lungo pellegrinaggio animato da profonda fede, per dimostrare l’ottima qualità di vita riacquistata dopo il trapianto e viaggerà in compagnia di Emilia Genzano, responsabile dell’associazione Casa Betania Anspi (Caserta)».

«Ero sottoposto a dialisi in Campania, la mia regione – racconta Michele Casapulla – e non appena è stato possibile mi sono iscritto al Centro regionale trapianti del Piemonte. Quando mi è arrivata la telefonata dall’ospedale di Novara, ho toccato il cielo con un dito. All’Aou di Novara ho trovato grande professionalità e grande umanità: mi hanno ridato la vita. Per questo ho deciso di cominciare proprio da Novara il mio percorso podistico».

«Michele porterà nel suo zaino le speranze di 9 mila persone che sono in lista d’attesa per essere trapiantate» conclude Martino.

Nei suoi primi chilometri Casapulla sarà accompagnato da Roberto Cantoni, delegato della sezione novarese di Aned, l’associazione emodializzati, dialisi e trapiantati. «La vicenda di Michele Casapulla – afferma la direttrice sanitaria dell’Aou, la dott.ssa Daniela Kozel – testimonia il grande livello raggiunto, ormai da anni, nel trapianto renale da parte dell’Azienda ospedaliero-universitaria. L’iniziativa messa in atto dall’Associazione trapiantati di organi di Caserta e Anspi è importante per la promozione della “cultura del dono” e nel contempo sottolinea anche l’importanza dell’attività svolta presso l’Aou e non solo sui trapianti. Michele Casapulla è proprio il testimonial perfetto per il progetto: percorrere 1200 km a piedi a cinque anni dall’intervento dimostra come dopo un trapianto si può tornare a una vita assolutamente normale.

Spiega il prof. Vincenzo Cantaluppi, direttore della Struttura di nefrologia e trapianto renale dell’Aou: «Il programma di trapianto renale è attivo presso la Aou di Novara dal 1998 grazie al lavoro di equipe di nefrologi, urologi, chirurghi vascolari, rianimatori e altre figure medico-infermieristiche che contribuiscono al successo del progetto trapianti. 

Al momento attuale, sono stati eseguiti complessivamente 1426 trapianti renali di cui 151 da donatore vivente con curve di sopravvivenza del ricevente e del graft superiori alle medie nazionali secondo i dati recentemente pubblicati dal Centro Nazionale Trapianti (CNT) e nonostante l’immissione in lista di pazienti con situazioni cliniche complicate dal punto di vista medico e chirurgico. 

Presso la Struttura Nefrologia e Trapianto Renale di Novara sono aperti tutti i programmi di trapianto nazionali ed internazionali tra cui trapianto renale singolo e doppio da donatore deceduto, trapianto da donatore deceduto in riceventi HIV positivi, trapianto da donatore deceduto in pazienti con problematiche immunologiche ad alto rischio di rigetto o “iperimmuni” (PNI: Piano Nazionale Iperimmuni). Un punto di forza del centro è certamente rappresentato dal programma di trapianto da donatore vivente che vede Novara ai primi posti della classifica nazionale per numero di trapianti effettuati nonostante le problematiche legate alla pandemia Covid-19. In particolare, il centro di Novara esegue da tempo il trapianto da donatore vivente Abo incompatibile o “contro gruppo sanguigno” e partecipa ai programmi nazionali ed internazionali di trapianto “cross-over”, da donatore samaritano e DEC-K.

Un altro punto di forza del trapianto da donatore vivente  è rappresentato dalla ricerca della minima invasività per i pazienti da parte di urologi e chirurghi vascolari grazie all’adozione della tecnica laparoscopica e della chirurgia robotica. 

Il successo del programma di trapianto renale a Novara nasce anche dal lavoro sinergico della rete nefrologica del quadrante Orientale della regione che permette con rapidità l’inserimento in lista attiva dei pazienti uremici e un follow-up integrato con l’ambulatorio post-trapianto di Novara, grazie anche ai nuovi sistemi di telemedicina messi a disposizione dalla nostra Aou».

«Le donazioni multiorgano sono una ventina all’anno – afferma la dott.ssa Laura Cancelliere, coordinatrice locale per le donazioni – i dati dei primi mesi del 2021 sono in linea con i precedenti. Questi risultati dimostrano la sensibilità  della popolazione verso la donazione dando così significato al “dono della vita” e l’attenzione dei professionisti dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara nel seguire a fianco dei pazienti e dei familiare il complesso percorso di prelievo, donazione e trapianto. Questa iniziativa contribuirà a diffondere l’importanza della donazione come gesto salvavita e di rinascita per chi solo così può avere una seconda possibilità».

Una notizia giunge anche da Marco Krengli, presidente della Scuola di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale: «la nostra scuola di Nefrologia da quest’anno è accreditata, autonoma. Prima eravamo in convenzione con Torino. Sono così ora aperte le iscrizioni».