L’agricoltura 4.0 si afferma ma mancano le infrastrutture

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In alcuni negozi aumenti del prezzo di frutta e verdura a un tasso 40 volte superiore rispetto al dato medio dell’inflazione. Code chilometriche e attese con mascherina e guanti davanti supermercati. Questa la fotografia apparente della spesa ai tempi del Covid19. L’altra faccia è il silenzioso, ma incessante irrompere degli acquisti che corre in rete. I consumi online sono letteralmente esplosi e hanno contagiato, in prima battuta, anche la gente dei campi. Nessuno poteva immaginare un’accelerazione così veloce, al punto da far registrare un traffico Internet in aumento del 150 per cento. In questo periodo di confinamento forzato, anche nel Novarese si sta facendo ricorso alle ordinazioni online, con il pc ormai diventato uno degli attrezzi di lavoro degli agricoltori, non solo millennials. Ne fanno uso dalla risaia ai piedi del Rosa produttori di ortofrutta e allevatori, risicoltori e trasformatori di salumi. Nel carrello virtuale finiscono riso Carnaroli, anche Venere o Razza 77, zafferano made in Novara, persino trasformati di suino nero, il “Pata Negra” della Valle Anzasca. Poi il tutto recapitato. “Un successo – come conferma Fabrizio Rizzotti, presidente di Agrimercato di Coldiretti Novara Verbano Cusio Ossola – soprattutto per quanto riguarda i produttori di verdure”. L’imprenditore del Terzo Millennio si è riciclato e usa il “laptop”, il personal computer portatile con disinvoltura, accorcia la filiera distributiva, instaura un rapporto fidelizzato con il consumatore e garantisce il chilometro zero, ma non sempre è aiutato. Anzi, al desiderio di tenere il passo non corrisponde ancora una facilitazione che gli consenta di superare ostacoli strutturali. In altre parole: Internet raggiunge alcuni cascinali con difficoltà, soprattutto quelli situati nelle valli. La banda ultralarga arrivata nelle città è in ritardo nei comuni rurali e montani. Questo il tema centrale che il Coronavirus ha messo in evidenza. Il Piemonte, proprio per la sua caratteristica geografica, è fra le regioni che maggiormente soffrono di carenze da colmare. Matteo Marnati, assessore regionale all’Innovazione, sta cercando di imprimere un’accelerazione all’agenda digitale, attraverso il Piano di Sviluppo Rurale (Feasr) con 45,6 milioni di euro. Marco Bussone, presidente Uncem (Unione Comuni Montani) del Piemonte: “Bisogna fare in fretta. Quello della banda larga di Gianfranco Quaglia* AGRICOLTURA è un tema che ci sta particolarmente a cuore. Non possiamo ammettere ulteriori perdite di tempo specialmente nele zone rurali e montane”. E il vicepresidente Michele Pianetta: “Per troppo tempo i sindaci sono stati lasciati soli”. Il Piano Bul (Banda ultralarga) è in ritardo di almeno un anno e mezzo in tutta Italia. Settemila i Comuni dove devono ancora essere eseguiti gli interventi nelle “aree bianche” (rurali o montani). Secondo Nomisma nel nostro Paese solo il 77% delle zone rurali ha accesso a Internet, sotto la media europea. Entrando nel dettaglio, per gli amanti dei numeri e della rete, emerge che in Italia il 4,4% della popolazione ha una connessione a 100 Mbps (24% in Ue); il 41,7% a 30 Mbps (76% in Ue). L’esigenza di un maggior allineamento al traffico Internet è aumentato di pari passo con il diffondersi del Coronavirus. Il decreto “Cura Italia” ha pertanto chiesto agli operatori di potenziare reti e infrastrutture, per reggere il peso e l’assalto anche di milioni di italiani che stanno lavorando a distanza, in “smart working”. Consumatori da una parte, agricoltori dall’altra, sono diventati abitatori abituali di “Internet people”. Il mondo dei campi sta dimostrando di essere al passo, anzi di correre più veloce della burocrazia.