È morto Lorenzo Berzero, l’uomo più anziano d’Italia

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Una vita da ‘cavalant’ ovvero da conducente di cavalli in cascina quando le macchine agricole non esistevano ancora e poi qualche anno in fabbrica, alle dipendenze di una cooperativa di Vercelli. E’ la storia semplice di Lorenzo Berzero, l’uomo più anziano d’Italia, scomparso giovedì all’età di 110 anni e 5 mesi alla Casa di Riposo San Francesco di Novara, dove era ricoverato.
Nato il 2 marzo 1908 a San Germano Vercellese, Lorenzo ha trascorso gran parte dei suoi anni a Quinto Vercellese. Nel 1955 il trasloco a Vercelli per ragioni di lavoro e poi, nel 1998, alla morte della moglie Virginia, il trasferimento a Novara, vicino ai figli.
Una vita, la sua, nella quale non sono mancati i problemi e i momenti tristi: a 42 anni, nel lontano 1950, fu investito da un camion a Quinto Vercellese e ricevette l’estrema unzione dal parroco, ma dopo 7 mesi di ricovero in ospedale riuscì a salvarsi. Poi, a 106 anni, il ricovero al Maggiore di Novara per un intervento chirurgico a seguito di un’occlusione intestinale causata da una massa tumorale, rimossa dai medici in anestesia totale. Da allora, il ricovero alla casa di riposo San Francesco, affidato alle cure di monsignor Ernesto Scirpoli e del suo staff, e con le immancabili visite quotidiane della figlia Maria Teresa e del figlio Giuseppe (mancato un paio di anni fa) e dei nipoti Cristiano e Alessandro. 
Ogni anno poi, nel mese di marzo, il pranzo di famiglia al Circolo della Paniscia per celebrare il compleanno con i piatti  tipici della tradizione locale, tra cui paniscia novarese e salame della duja, le sue specialità preferite. Inoltre, due anni fa, per la prima volta nella sua vita, i nipoti lo hanno voluto portare al mare a Varazze, in Liguria, per una breve vacanza rigenerante. Aveva giurato che sarebbe tornato, ma non ce l’ha fatta. “Nelle ultime tre settimane il peggioramento, che lo costringeva a una dieta liquida”, spiegano i nipoti. Fino alla scomparsa avvenuta ieri mattina. “Era un ospite modello, siamo rattristati – racconta il direttore, monsignor Ernesto Scirpoli – con la sua grande simpatia e vitalità ci ricordava che la vita è fatta anche di cose semplici e ci ha svelato che il segreto per vivere bene e superare lo stress quotidiano è quello di mangiare, bere e soprattutto di tirare il fiato…”. Domani, sabato 4 agosto, alle 10,30, i funerali nella chiesa parrocchiale di Quinto Vercellese.