Perchè l’ora di religione sia uno spazio di legalità

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Per chi insegna Religione non cade nel vuoto la grande lezione di legalità che proviene dalla testimonianza, fino al supremo sacrificio di sé, dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non cade nel vuoto perché, come ricorda Alessandro D’Avenia, è un insegnante di Religione come don Pino Puglisi a rappresentare più di tutti chi insegna ciò in cui crede e vive ciò che insegna.

La sua ora, lo attesta D’Avenia, è stato un momento di crescita secondo quella logica per cui non ci sono luoghi dove non si può arrivare. Come tutte le periferie del mondo – che papa Francesco ci sta accompagnando per mano a visitare – quei luoghi dimenticati da tutti, quelli della peggiore solitudine, come lo fu quel tratto di autostrada all’altezza di Capaci o via D’Amelio a Palermo.

L’ora di Religione può essere un’ora di legalità se si ripresenta quella scena descritta da d’Avenia nel suo romanzo biografico “Ciò che inferno non è”: lui, don Pino, il professor «si era presentato con una scatola di cartone, L’aveva messa al centro dell’aula e aveva chiesto cosa ci fosse dentro. Nessuno aveva azzeccato la risposta. Poi era saltato sulla scatola e l’aveva sfondata. “Non c’è niente. Ci sono io. Che sono un rompiscatole”. Ed era vero. Uno che rompe le scatole in cui ti ingabbiano, le scatole dei luoghi comuni, le scatole delle parole vuote, le scatole che separano un uomo da un altro uomo».

È anche per onorare il sacrifico di uomini che si sono sacrificati per la verità e la giustizia che oggi l’ora di Religione diventa un’occasione per incrociare l’uomo nel suo vissuto quotidiano e creare – come dice don Pino, come dice D’Avenia di don Pino – un uomo capace di dar vita alla sola epica di cui c’è più bisogno in questi tempi così bui: l’epica straordinaria del quotidiano.

Tanti oggi cercano la celebrità o la ricchezza economica anche a costo di scendere a compromessi con la mafia, ma oggi la società va risanata dagli eroi del quotidiano, dove la felicità non sia più di pochi o, peggio ancora, di facciata. La felicità per don Pino Puglisi è quella di riconoscere anche nelle realtà più emarginate del quotidiano “ciò che inferno non è”. Se oggi c’è l’inferno già qui su molte zolle della nostra terra è per un motivo molto semplice che ci spiega il Vescovo Aldo Del Monte, nell’introduzione alla lettera pastorale con cui il Vescovo Antonio Riboldi condannò la criminalità organizzata di stampo mafioso, “Per amore del mio popolo non tacerò.

Dopo Falcone e Borsellino” (riedito dopo 20 anni nel 2003 dalle edizioni paoline): «C’è un rapporto intrinseco tra il divino e l’umano. Noi diamo gloria a Dio se facciamo bene l’uomo, cioè se riusciamo a piantare in noi il vero germe dell’umanità di Dio. Non si glorifica Dio svestendosi della sensibilità umana che sa accogliere e leggere le problematiche della storia con la sensibilità di Dio. Oggi più che mai, il mondo e i giovani hanno bisogno dell’educazione alla bellezza. Il Sud è ricco di cose belle e tuttavia è stato tradito da fenomeni sociali che sono la negazione della fioritura dell’uomo. E la mafia, il crimine, la corruzione, non sono come le piaghe che hanno umiliato il faraone? Una società dominata dalla cupidigia diventa povera di umanità».

Diventa un inferno in cui la paura è la vera arma impugnata dai mafiosi. Lo denunciava lo stesso Monsignor Riboldi: «Abbiamo tutti paura: una paura che paralizza gambe, menti, coraggio, cuore, libertà. Una paura che fa tutti prigionieri. Siamo come un popolo che assediato e atterrito. Un popolo che non ha più il coraggio e la gioia di vivere». È così che si onorano Falcone e Borsellino. Sono loro che ci hanno lasciato detto che la mafia la si può vincere solo con un movimento culturale che parta dal basso. E per noi anche dal contribuito che un’ora di Religione può offrire. 

Questo articolo è stato pubblicato sul nostro settimanale, in edicola da venerdì 22 luglio 2022 e disponibile anche online, in tutte le edizioni: 

– Edizione Nord: Il Popolo dell’Ossola, l’Informatore del Cusio, il Verbano

– Edizione Centro: L’Informatore di Borgomanero, il Monte Rosa, il Sempione

– Edizione Sud: L’azione, l’Eco di Galliate, il Cittadino Oleggese, il Ricreo