Marinare le urne spia di malessere

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Foto Sir
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La fiducia della gente nella politica deve essere proprio sotto i tacchi se non si scuote nemmeno per l’elezione dei sindaci. Passi per i referendum che propongono quesiti astrusi e lasciano il sospetto che non servano a nulla. Nel 1987 a stragrande maggioranza si votò perché i giudici rispondessero personalmente dei loro errori con il risultato che – per una legge intervenuta – la responsabilità transitò dal magistrato allo Stato. E qualche anno fa la consultazione per l’autonomia del Veneto “promossa” con percentuale bulgara è rimasta lettera morta. Si trattava di referendum consultivo, certo, ma se la questione riguarda la volontà popolare: come doveva esprimersi la gente per farlo sapere? E passi per Palermo. Il caos sui presidenti di seggio assenti e l’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose (problema estremamente serio) ha tenuto lontana la gente dalle urne. I mafiosi hanno disertato i seggi per non mettersi in mostra e se ne è stata a casa anche la gente per bene per la preoccupazione di essere confusa con i mafiosi. Ma che – malcontata – si esprima solo la metà degli aventi diritto per eleggere il sindaco di Borgomanero piuttosto che quelli di Omegna, Borgosesia o Varallo ha del paradossale. Alla consultazione si sono presentate persone per bene che hanno proposto programmi apprezzabili. E che lo hanno fatto con i toni composti di chi vuole dialogare e creare consenso positivo. Eppure, l’affluenza di Borgomanero è scesa dal già bassissimo 57% al 52%. Borgosesia e Varallo – perdendo quasi il dieci per cento degli aventi diritto – stanno sul 58% e 56%. Omegna, ancora più in basso, è scesa dal 54% al 44%. Che prevalga il retro-pensiero che, pur brava gente e con buoni propositi, per impicci vari e difficoltà indipendenti da loro, non siano in grado di realizzare quello che vorrebbero?