Orta San Giulio – Donne liberali nella Resistenza L’esempio dell’ortese Maria Giulia Cardini

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Le donne nella Resistenza e in particolare le donne dell’aristocrazie italiana nella Resistenza. Un aspetto quasi del tutto sconosciuto, ma ben presente nella lotta per la riconquista della libertà.

Se ne riferisce in un recente volume, “Partigiane liberali” di Rosella Pace (264 pagine, Rubbettino Editore).Erano «colte, raffinate, ma anche dotate di notevoli capacità organizzative, cresciute in salotti aperti ed anticonformisti prima e durante il ventennio fascista, dal 1943 esse furono animatrici di varie reti logistiche alla base della guerra partigiana» si legge nelle presentazione del libro.

Fra queste donne, un’ortese. Maria Giulia Cardini (20 giugno 1921 – 19 ottobre 2014). Trascorse l’infanzia ad Omegna e nel 1940 si iscrisse al Politecnico di Torino, dove conobbe insegnanti e studenti che dopo l’8 settembre 1943, si sarebbero organizzate nella Resistenza. Per lei, “ribella per natura” fu una scelta naturale. Del resto neanche il padre Romolo aveva aderito al regime fascista.

Maria Giulia ebbe un ruolo di collegamento tra il Comando militare di Torino il Cln (Comitato liberazione nazionale) di Novara, Borgomanero e Omegna. Quindi collaborò con la Franchi che operava nel Canavese e in Valle d’Aosta.

Nel maggio 1944, Venne arrestata nella primavera del 1944, deferita al Tribunale speciale con l’accusa di costituzione di banda di ribelli e insubordinazione armata e propaganda antinazionale (da intendere come antifascista) e apologia di propaganda liberale speciale e consegnata ai tedeschi il 18 luglio dello stesso anno. Fu condannata a morte, ma rilasciata in seguito ad uno scambio di prigionieri con la figlia del console tedesco a Torino rapita dagli uomini del Comandante della “Franchi” Edgardo Sogno.  Venne messa sotto sorveglianza speciale che però riuscì ad eludere grazie ad amici fidati, ritornando ad Omegna.

A fine luglio 1944, riprese l’attività di collegamento fra Cln di Milano e valli ossolane e questo gli costò un altro mandato di cattura. La minaccia di essere presa fu determinante nella decisione di entrare nella Divisione alpina Beltrami guidata da Bruno Rutto.

Nel periodo della Repubblica dell’Ossola (10 settembre – 23 ottobre 1944) portò assistenza nei comuni della valle  e conobbe Licinio Oddicini redattore del giornale “Liberazione”. Incontrò anche i cugini Chiovenda di Premosello, dove prese dimora.

Dopo la caduta della Repubblica dell’ossola, riparò in valle Strona, sopra Omegna, e collaborò con il Comando centrale del Simni, il servizio segreto militare operante nel nord Italia, diretto dal gozzanese Aminta Migliari (sepolto nel cimitero di Briga Novarese).

Finito il conflitto, dagli americani ricevette importanti riconoscimenti militari perché l’esercito italiano allora non prevedeva donne in servizio.

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Forte della sua laurea in Fisica ritornò a Torino, dove insegnò per oltre quarant’anni.

Fondò e diresse la rivista “Agorà” e nel mondo politico fu esponente del Partito liberale dove entrò in contatto con Benedetto Croce, Luigi Einaudi e Giovanni Malagodi. Fu anche vice sindaco di Orta San Giulio.  

Sposata con il giornalista Pier Augusto Macchi,  Maria Giulia, nel 1962, si iscrisse al Soroptimist Club di Novara fondando nel 2006 un club analogo a Borgomanero, il Soroptimist Alto Novarese. La figlia Adriana ne ha ripreso il testimone assumendo incarichi locali e nazionali del Club tutto al femminile.

Sabato 25 aprile 2015, nel settantesimo della Liberazione, Orta le ha dedicato i giardini di Villa Bossi, sede del municipio.