Coronavirus, Cirio: “Rischiamo di non farcela”. La situazione al Maggiore

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È di poco fa il nuovo drammatico appello del governatore Cirio: «Nonostante la Regione Piemonte abbia raddoppiato i posti letto, stiamo arrivando alla saturazione delle terapie intensive: se questa curva non si abbassa rischiamo di non farcela». I numeri parlano chiaro: ieri sera – 26 marzo – i pazienti Covid positivi ricoverati in rianimazione in Piemonte erano 415 su un totale di circa 500 posti letto da destinare tanto all’emergenza straordinaria quanto a quella ordinaria. Dunque il limite di 400 posti per i pazienti colpiti da virus Sars-CoV-2, fissato dall’assessore alla Sanità Icardi, è stato valicato: da qui l’appello di Cirio a Roma affinché vengano inviati ventilatori e materiale sanitario.

Situazione al limite anche al Maggiore di Novara dove i 54 posti riservati ai casi più severi – 28 in Terapia intensiva e 26 in sub-intensiva –  risultano tutti occupati. Al vaglio dei vertici dell’Aou la possibilità di attivare, già in giornata e in base alla disponibilità di personale sanitario, tre nuovi posti di Terapia intensiva nella sala operatoria della cardiochirurgia.

Intanto,  per contrastare l’emergenza, anche la Fondazione De Agostini è scesa in campo destinando  all’ospedale cittadino 500mila euro per la realizzazione di una nuova terapia intensiva/semi-intensiva da realizzarsi nei locali adiacenti il Pronto Soccorso. 

Da oggi, inoltre, il Maggiore potrà disporre di quatto infermieri delle forze armate, due della Marina e due dell’Esercito, cinque nuovi respiratori, messi a disposizione dalla Protezione civile, e dell’apparecchiatura realizzata dal Gruppo Diasorin di Saluggia per l’esame rapido dei tamponi. Il dispositivo, installato nella Struttura di microbiologia e virologia diretta da Stefano Andreoni – anche grazie all’intervento della Fondazione “Franca Capurro” che ha finanziato l’acquisto dei reagenti con le offerte raccolte sul conto corrente ”Novara emergenza coronavirus” – consente di ridurre notevolmente i tempi di diagnosi. Rispetto alla tempistica tradizionale (3,5/4 ore), il test Diasorin permette di giungere a una risposta in un’ora/un’ora e mezza su 8 campioni. Al momento la Struttura del dott. Andreoni può contare su due piattaforme: una che processa 40 campioni in 3,5/4ore e l’altra che ne processa 12 in 2 ore e mezza per un totale di  400 test eseguiti al giorno. E a breve potrà entrare in funzione un’altra piattaforma per 96 campioni in sei ore. «L’apparecchio Diasorin – ha commentato Andreoni – riveste grande importanza soprattutto sul fronte delle urgenze, quando è richiesta una risposta in tempi brevissimi».