Coronavirus, le associazioni attive in ospedale: «insieme ripartiremo»

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Sono il cuore pulsante del volontariato in ospedale. Portano amicizia e allegria. Parliamo delle associazioni, anche loro, causa allarme Coronavirus, bloccate in ogni attività, nella loro stessa essenza: quella di portare aiuto gli altri. Per tutte lo stop a entrare al Maggiore è giunto il 24 febbraio. Come vivono questo ‘tempo’ i volontari? «E’ dura stare lontani dai nostri bimbi – commenta Antonella Brianza, presidente Associazione Bambino in Ospedale (Abio) Novara – ma è uno stacco necessario per tutelare la salute di tutti. Quando potremo tornare in reparto, faremo una grande festa e rientreremo più motivati che mai. La chat Whatsapp tra volontari è molto attiva e, anche in questi giorni di lontananza, si parla dei bimbi». Abio ha dovuto fermare anche l’abituale corso di formazione per nuovi volontari, così come il corso di formazione permanente per chi già è volontario. «Attendiamo l’evoluzione – spiega Brianza – ma sono fiduciosa».

L’emergenza ha fermato anche i camici azzurri dell’Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) tra le corsie dal 1980. «Prima abbiamo chiuso il servizio al Pronto soccorso – racconta la presidente Danila Finzi – poi in tutti i reparti dove operiamo. Obiettivo tutelare i malati e i volontari. Certo spiace non poter portare il nostro calore ai malati – aggiunge – ma questo è il solo percorso da seguire adesso. Si ripartirà più forti di prima». A Novara in ospedale c’è anche Il pianeta dei clown, nata nel 2006 e che oggi conta 140 clown. Una realtà presente anche a Borgomanero, Borgosesia, Vercelli, Magenta, a Galliate all’hospice e in case di riposo. «L’attività in ospedale e con gli anziani – dice Roberto Rattazzi, referente dell’associazione – manca. Manca una fetta della nostra quotidianità di clown: il portare allegria. La sospensione è giusta, perché dobbiamo preservare la salute di tutti. La speranza è che quest’emergenza possa concludersi presto». Attività bloccata, o quasi, anche per l’Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini. «Possiamo ancora erogare un servizio, il trasporto dei bimbi – spiega il presidente Andrea Locarni – da casa al Maggiore o al Regina Margherita per le cure. I nostri autisti si fermano al cancello e non entrano nei reparti». L’attività in ospedale, come le iniziative sul territorio, sono congelate. «La situazione è difficile. Sentiamo le famiglie al telefono e l’augurio che ci facciamo è che possa tornare tutto alla normalità». Chiusura forzata anche per Neo-N Neonati a rischio (operativa in Terapia Intensiva Neonatale) e per La Scuola in ospedale.