Borgomanero piange don Crevacore, per 30 anni parroco di San Marco

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 Cordoglio a Borgomanero e in diocesi per la morte di don Carlo Crevacore, per trent’anni parroco di San Marco.

Don Carlo, 90 anni, è mancato nella sera di ieri, 9 febbraio, presso l’Opera Pia Curti a Borgomanero dove era ospite dal 2013, da quando aveva lasciato la guida della parrocchia borgomanerese. I funerali, presieduti dal vescovo Franco Giulio Brambilla, si terranno mercoledì 12 febbraio, in chiesa parrocchiale, alle 15.30.

Nato a Veruno il 22 novembre 1929, don carlo era stato ordinato prete il 28 giugno 1953 da Mons. Gilla Vincenzo Gremigni.

Ha iniziato il suo ministero sacerdotale come vice parroco di Oleggio, dove è stato dal 9 agosto 1953 al 26 settembre 1954. Ha vissuto la prima esperienza da parroco a Mollia, dal 27 settembre 1954 al 19 aprile 1959. Si trasferiva poi in un’altra zona della diocesi, chiamato alla guida della parrocchia di Cossogno, dal 20 aprile 1959 al 28 marzo 1971.

E’ quindi tornato in Valsesia come parroco di Agnona dal 29 marzo 1971 al 1° maggio 1983 per assumere in quella data la responsabilità di accompagnare la comunità parrocchiale di san Marco di Borgomanero.

Una « intensa e feconda esperienza pastorale» durata per tre decenni, come ricorda il vicario episcopale per il clero e la vita consacrata don Gianluigi Cerutti, in una nota di cordoglio. All’Opera Pia Curti «per un certo periodo è stato insieme al fratello missionario padre Savio – scrive don Cerutti -. In questa sede è così rimasto vicino alla parrocchia di san Marco, a cui si è dedicato con grande impegno, sia per l’attività pastorale che per la realizzazione della nuova chiesa e delle strutture annesse».

Il vicario episcopale fa poi un invito alla preghiera «Ricordiamo con gratitudine, nella nostra preghiera di suffragio, questo confratello generoso e fedele. Lo affidiamo all’abbraccio del Padre ricco di misericordia per l’intercessione della Vergine di Lourdes. Siamo vicini con affetto ai familiari e parenti, in particolare al nipote don Roberto Castelletta».