Interlinea riedita Rebora: la ricerca dello “spiraglio” con la forza del “bisbiglio”

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“O ferito laggiù nel valloncello/tanto invocasti/se tre compagni interi/cadder per te che quasi più non eri./Tra melma e sangue/tronco senza gambe/e il tuo lamento ancora … fratello”. Così scriveva – nel 1916 – Clemente Rebora in Viatico, poesia un tempo inserita nei Canti anonimi, pubblicati cento anni fa. Nella nuova edizione, in libreria da oggi a cura di Gianni Mussini con presentazione di Pietro Gibellini per Interlinea, il lettore non la troverà.

Perché ricordarla, allora? Lo suggerisce (o impone?) il legame fulmineo con i nostri giorni in cui l’orrore di una guerra di aggressione, condotta con ferocia, angoscia le coscienze. Ma quel soldato in agonia nel fango e nel suo sangue, orrendamente mutilato delle gambe – “fratello” lo chiama il poeta – che invoca aiuto e, soprattutto, i tre compagni che uscirono dal riparo della trincea per soccorrerlo perdendo la vita sono l’emblema dell’umanità che aiuta chi soffre, in uno slancio di generosità che giunge a rischiare la vita, fino a consumarla nella morte. Così fu la vita di Clemente Rebora in umile donazione di sé.

I Canti anonimi videro la luce nel 1922, “un libretto di 36 pagine, sommario compreso, in brossura con copertina grigia chiara”. La nuova edizione ne conta 264 con ricchissimo apparato di note per le nove liriche


L’articolo integrale sul nostro settimanale, in edicola da venerdì 8 aprile 2022 e disponibile anche online, in tutte le edizioni: 

– Edizione Nord: Il Popolo dell’Ossola, l’Informatore del Cusio, il Verbano

– Edizione Centro: L’Informatore di Borgomanero, il Monte Rosa, il Sempione

– Edizione Sud: L’azione, l’Eco di Galliate, il Cittadino Oleggese, il Ricreo