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Una città affollata di gente indaffarata. Tanti accrocchi di persone apparentemente slegati gli uni dagli altri. Ma in realtà un unico, grande racconto che come in un lungo piano sequenza racconta il processo, la passione e la morte di Gesù.
È la “Passione di Cristo”, dell’artista fiammingo del XV secolo Hans Memling (oggi ospitata nella Galleria Sabauda di Torino) l’immagine simbolo dell’edizione di Passio 2022. La sua gigantografia sarà “svelata” prima della celebrazione delle ceneri presieduta dal vescovo Franco Giulio il prossimo mercoledì 2 marzo alle 18. La collocazione sarà il quadriportico tra il duomo e il battistero di Novara e resterà esposta fino al 24 aprile.
È la stessa immagine dell’edizione di due anni, sospesa per la pandemia, perché il cuore del cammino proposto è lo stesso: una riflessione sulla città, come spazio per una rinascita. Civile, economica, ma soprattutto spirituale.
«Nel 2020 avevamo esposto la grande immagine (10 metri per 7 ndr.) in piazza della Repubblica a Novara, come tradizione – racconta don Silvio Barbaglia presidente del comitato promotore -. Poi il lockdown. Passando davanti a quella riproduzione imponente in quelle settimane era percepibile il contrasto tra la nostra città deserta e quella di Memling, così affollata».
Una lontananza, spiega Barbaglia, che però raccontava di un’affinità. «Vivevamo tutti la nostra “passione”, quella della paura e del dolore per le vittime del Covid. E lì, nel dipinto, vivevano tutti la passione che porta alla Pasqua», quasi come in un grande, metaforico specchio.
Da sinistra verso destra la narrazione si apre con l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, e prosegue poi con ventidue scene, sino al Calvario, dove Gesù è crocifisso e muore in croce.
Infine Gesù è deposto dalla croce e collocato nel sepolcro. Discesa agli Inferi, risurrezione e le apparizioni del Risorto concludono il racconto nell’estrema fascia destra del dipinto.
La riproduzione fotografica è stata realizzata a cura di FattoreArte, marchio di Dithec s.r.l. – società specializzata nella valorizzazione e fruizione innovativa dei Beni Culturali – grazie all’acquisizione di una serie di fotogrammi che, ricomposti in post-produzione, hanno consentito di ottenere la gigantografia di circa 80 metri quadrati.