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Aperta solo un’azienda su tre, Ravanelli: «Stiamo perdendo 10 miliardi di euro al mese»

Per oltre il 67% delle imprese piemontesi, la diffusione del Covid-19 ha avuto un impatto talmente rilevante che gli obiettivi per il 2020 non risultano più raggiungibili, oppure si è resa necessaria una riorganizzazione del piano aziendale.

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È quanto emerge dalla seconda indagine di Confindustria, eseguita dal 4 al 14 aprile scorso allo scopo di valutare quale sia stato l’impatto dei decreti del presidente del Consiglio dei ministri del 22 e 25 marzo scorsi. Sono 506 le aziende del Piemonte che hanno risposto al questionario online: 63% del comparto manifatturiero, 37% dei servizi, per il 76% di piccola o media dimensione. Stando al sondaggio, solo il 27% delle azienSONDAGGIO Aperta solo un’azienda su tre Ravanelli: «Stiamo perdendo 10 miliardi di euro al mese» de piemontesi coinvolte è rimasta totalmente aperta; l’84% sta facendo ricorso alla Cassa integrazione guadagni; l’80% allo smart working. Per il 60% circa delle aziende aperte, i problemi maggiori si sono registrati nell’approvvigionamento del materiale sanitario, mentre il 34% ha avuto difficoltà per la mancata ricezione delle forniture da altre imprese. Guardando alle prospettive per il futuro, alla domanda di quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi, quasi il 90% degli imprenditori non vede altre soluzioni che attendere il ritorno alla normalità e circa la metà ritiene utile ricalibrare il paniere dei prodotti venduti. «Questa seconda indagine non fa che confermare i timori per il nostro sistema industriale, che sta perdendo 10 miliardi al mese – afferma il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e rende sempre più urgente una ripresa, regolamentata e graduale, delle attività in Piemonte, così come sul territorio nazionale. Tutti noi abbiamo ormai sviluppato una piena consapevolezza dei rischi e dei comportamenti più corretti, ma rimane utile ribadire ancora una volta che la condizione essenziale per la riapertura è il rispetto rigoroso e totale degli standard di sicurezza. Potranno riprendere solo quelle aziende che in questo periodo hanno avuto modo di predisporre tutte le misure necessarie a garantire la salute dei lavoratori. Con la piena applicazione dei protocolli, lavorare in azienda sarà più sicuro che andare al supermercato».

Claudio Andrea Klun: