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Elezioni Regionali Piemonte 2019, Cirio: «Politiche per la salute priorità di governo»

La scommessa sulle grandi infrastrutture per connettere la regione al resto d’Europa, ma anche un «piano Marshal» per la manutenzione delle piccole strade; l’investimento nei due grandi poli ospedalieri di Novara e Torino, ma anche un piano per la domiciliarità. La gestione ordinaria e l’attenzione ai territori e i grandi progetti-simbolo sembrano avere lo stesso peso nella formula per il Piemonte che propone Alberto Cirio, candidato del centrodestra nelle Elezioni del 26 maggio. Con un nodo da sciogliere, però, del tutto politico: l’equilibrio del baricentro in una coalizione nella quale – guardando ai sondaggi ma soprattutto alla composizione del listino – la Lega ha un ruolo preponderante e FdI ha lo stesso peso di FI.

Cirio, quanto resterà nelle politiche di governo della parte di “centro” della sua coalizione? Come potrà garantire la componente moderata dei vostri elettori?

«Noi siamo una coalizione affiatata ed equilibrata. Il nostro è un programma di governo che è stato condiviso e in cui crediamo tutti, senza distinguo. Con la Lega il rapporto è ottimo e il suo capogruppo, Riccardo Molinari, è una figura di primo piano a livello nazionale che sarà preziosa per rappresentare le istanze del Piemonte a Roma».

Il dibattito sulle politiche della sanità in Regione come nel Novarese, negli ultimi anni si è concentrato sul tema dei grandi investimenti nelle nuove strutture ospedaliere. Affianco a questo c’è però la questione della riorganizzazione della rete ospedaliera, coi timori, soprattutto nel Vco, di penalizzare alcuni territori… 

«La salute non può che essere una priorità: oggi il 3% dei cittadini piemontesi rinuncia alle cure. Servono misure per potenziare il personale medico e sanitario e per integrare maggiormente gli ospedali tra loro e con il territorio, garantendo qualità di servizio e specializzazioni adeguate. I due progetti di maggior rilievo,  di Torino e la Città della Salute di Novara, devono finalmente partire facendo però attenzione a definire con chiarezza il futuro dei presidi ospedalieri attuali. Pensando ai timori del Vco, io credo che spetti al territorio stesso scegliere la soluzione che ritiene migliore per sé e per i suoi residenti, se fare l’ospedale unico e dove collocarlo. Serve un confronto serio e corale. Accanto a tutto questo, bisogna dare attuazione alla legge sull’assistenza domiciliare. Dobbiamo ripartire dal paziente: i medici di medicina generale possono essere il fulcro del sistema territoriale di prevenzione. Resta poi il nodo delle liste d’attesa e per risolverlo è fondamentale un nuovo patto pubblico-privato».

Il tema della distanza da Torino delle province del Piemonte orientale si ripresenta, però, anche in altri campi, con il Vco che addirittura è stato chiamato ad un referendum per passare alla Lombardia. 

«Io credo che se 40 mila cittadini esprimono il desiderio di passare ad un’altra Regione, questo sia la testimonianza di un malessere che non può essere ignorato.  L’Amministrazione regionale ha una impronta torinocentrica da sempre. Una responsabilità tanto di sinistra come di destra, perché non dipende dalla politica. Ma dalle persone. Chi non vive la provincia non ne comprende le esigenze. Io sono cuneese, vivo ad Alba. Vivo le difficoltà della marginalità territoriale ogni giorno. E non immagino di sostituire il torinocentrismo con il provinciacentrismo. Io penso che la forza del Piemonte sia nella sinergia tra le potenzialità del nostro capoluogo e delle sue province, da cui provengono esperienze e storie di successo che hanno reso la nostra regione grande nel mondo».

In questo senso logistica, collegamenti con Malpensa e la grande partita dell’alta velocità sono elementi chiave nel promuovere il Novarese come territorio di collegamento con Lombardia, Svizzera e all’Europa.   

«Le infrastrutture sono determinanti per il futuro di tutto il Piemonte: Tav, Asti-Cuneo, Terzo Valico, Tunnel del Tenda e Pedemontana non sono opere che possono essere messe in discussione. Il sistema regionale della logistica va sostenuto, a cominciare dal polo novarese: è la carta da giocare per rilanciare l’occupazione e per integrare il Piemonte con i porti della Liguria, con la Lombardia, con i Paesi transalpini. Serve un Piano strategico delle infrastrutture regionali, manca dal 2002. Lo predisporremo con confrontandoci con le amministrazioni locali, con le categorie economiche e tenendo conto della sostenibilità ambientale e finanziaria. Abbiamo bisogno, però, anche di un vero e proprio Piano Marshall per le nostre strade ordinarie, che oggi cadono letteralmente a pezzi. Vogliamo dare priorità, inoltre, allo sviluppo di percorsi ciclabili e della mobilità dolce: se n’è parlato molto, ma fino ad oggi con scarsi finanziamenti».

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