X
    Categories: Tutto

Avvio scuole, la Cgil chiede: “Quali garanzie per l’educativa scolastica?”

La Funzione Pubblica di Cgil Novara e Vco interviene sulla situazione delle scuole, a ridosso dell’avvio dell’anno scolastico, chiedendosi quali garanzie ci siano per l’educativa scolastica.

“Il 14 settembre – rileva il sindacato – riparte il nuovo anno scolastico in era Covid 19 con tutte le preoccupazioni del caso e con moltissime criticità ancora non risolte. Si parla di insegnanti, di personale scolastico pubblico, di alunni e studenti, ma non si parla di un’altra figura operante in tali istituti pubblici e privati. Sono le educatrici e gli educatori dell’integrazione scolastica delle persone diversamente abili, chiamate in tantissimi modi (assistenti, assistenti all’autonomia ed alla comunicazione, educatori scolastici), dipendenti/socilavoratori di cooperative sociali che hanno avuto l’affidamento di tali servizi dagli enti locali (che ne hanno delega ai sensi della legge 104/92), svolti a partire dai nidi per arrivare alle scuole
superiori. Tra le due province di Novara e Verbano Cusio Ossola sono circa 400 le persone che sono occupate in questi servizi”.
“Sono una delle categorie di lavoratori – continua la Cgil – che maggiormente è stata penalizzata durante il lockdown di questa primavera poiché, pur avendo proposto progetti alternativi di riconversione a distanza dei propri interventi, in molti casi non sono stati accolti dagli enti locali nonostante avessero anche svolto lo stesso chiamate, videocall in forma autonoma e volontaria per dare il loro contributo al mantenimento della relazione
sociale e di sostegno anche nei compiti agli alunni e studenti di cui avevano presa in carico. In altri casi, là dove l’ente locale si è attivato per riconvertire il servizio, ci si è trovati di fronte ad obiezioni di alcuni dirigenti scolastici che per ragioni di “privacy” non hanno concesso all’educatore di presenziare alle lezioni a distanza che gli insegnanti avevano nel frattempo organizzato per le loro classi. Tale situazione ha penalizzato due soggetti: l’alunno disabile e la propria educatrice/educatore, che, nonostante l’applicazione degli ammortizzatori sociali preposti, ha perso circa il 35/40% della retribuzione che già normalmente è inferiore rispetto a quella di molti altri settori. Inoltre parliamo di un servizio – specifica il sindacato – che è soggetto ogni anno a variazioni di ore erogate (sì, perché non vi è una specifica di ore da
assegnare in base a diagnosi e bisogni precisi dell’alunno diversamente abile, ma vengono stanziate ore in funzione dei bilanci degli enti locali). Parliamo di un servizio prevalentemente composto da educatrici (pochi ancora sono i maschi che si approcciano al mondo educativo), che però d’estate non lavorano o sono costrette a trovare altro perché il servizio è chiuso con ulteriore perdita di salario (e dei relativi contributi). Parliamo di servizi affidati a cooperative sociali non sempre tutte organizzate nella maniera ottimale o che hanno vinto il servizio con offerte economiche in alcuni casi particolarmente basse o che hanno subìto già in partenza una base d’asta degli enti committenti già inadeguata in partenza. Come sindacato ed anche in forma unitaria, stiamo rivendicando sia nei confronti degli Enti locali che del mondo scolastico pubblico, il rispetto della dignità professionale delle educatrici, molte delle quali laureate o in corso di riqualificazione, maggior ragione in un contesto estremo come questo perché se in primavera tutti sono stati colti alla sprovvista, ora nessuno può dire che non si sa cosa si stia affrontando e che non ci sia stato il tempo per pensare a soluzioni alternative a garantire la continuità del servizio.
Abbiamo chiesto e stiamo ulteriormente chiedendo garanzie alle istituzioni pubbliche (enti locali e scuole) affinché il loro lavoro venga riconosciuto a pieno titolo, anziché essere considerato utile solo quando può coprire l’inefficienza del mondo scuola (vedi mancanze di insegnanti di sostegno o che sono le uniche figure che garantiscono la continuità educativa), e poi non servono quando chi dovrebbe decidere si appiattisce sul lato burocratico per non sforzarsi a trovare le soluzioni adeguate a riconoscere la professionalità di tale figura. Chiediamo che qualora ci fossero lezioni a distanza le dirigenze scolastiche diano l’autorizzazione alla presenza delle educatrici nella piattaforma digitale della scuola. Chiediamo che gli enti locali, insieme alle operatrici e alle cooperative, mettano in campo soluzioni (sempre in sicurezza) che possano garantire la continuità del servizio agli alunni/cittadini diversamente abili nei casi di possibili nuovi lockdown.
Chiediamo a gran voce l’assunzione di responsabilità di tali enti (ognuno per la propria competenza) a garantire il diritto di integrazione/sostegno scolastico agli alunni diversamente abili e quindi a garantire il
servizio anche in condizioni diverse”.

Monica Curino: