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Covid-19: al Maggiore di Novara si sperimenta la cura con il plasma dei guariti

É iniziata anche a Novara l’attuazione del protocollo per l’utilizzo del plasma iper-immune da convalescenti (e per questo contenenti anticorpi) per la cura dei malati infettati da Covid-19.

Un lavoro che viene eseguito insieme al policlinico ‘San Matteo’ di Pavia, che ha già iniziato la cura. Il Servizio di medicina trasfusionale, diretto dal dottor Gennaro Mascaro, con la collaborazione della Direzione medica (in particolare il dottor Philippe Caimmi) e la Struttura di anestesia e rianimazione diretta dal professor Francesco Della Corte, ha avviato la sperimentazione dopo aver avuto le autorizzazioni necessarie, compresa quella indispensabile del Comitato etico aziendale e del Centro nazionale sangue, oltre alla Src Trasfusionale della Regione Piemonte.

Il dottor Gennaro Mascaro

«Abbiamo chiesto noi di entrare nel protocollo del ‘San Matteo’ – afferma il dottor Mascaro – dopo che in un primo tempo avevamo pensato di fare da soli. Il protocollo di Pavia era già stato avviato e dunque era più opportuno collegarci a loro, anche perché così si aumenta il numero dei pazienti trattati e scientificamente il progetto ha più valore». «Per determinare se la trasfusione di plasma da persona convalescente può essere utilizzata nel trattamento dei pazienti critici con infezione da Coronavirus – spiega Mascaro – è necessario determinare la quantità di anticorpi specifici: il test viene effettuato presso il Laboratorio di virologia molecolare del policlinico di Pavia». «Quando arriva la risposta, se ci sono le condizioni, eseguiamo la raccolta di questo ‘plasma iperimmune’ – aggiunge – e poi procediamo alla trasfusione in pazienti critici in terapia intensiva o subintensiva, valutandone gli esiti. Va sottolineato che dopo la raccolta il plasma viene da noi trattato ulteriormente (inattivazione) in modo da annullare l’eventuale presenza di altri virus». Diverse le manifestazioni di disponibilità a donare da parte di convalescenti, che verranno controllati e valutati, perché non tutti hanno anticorpi sufficienti. Il plasma raccolto serve (una volta diviso in tre parti) per il ciclo di terapia per un paziente.

Il primo donatore convalescente è un uomo di giovane età, ricoverato per una settimana e poi guarito: «Non avevo mai donato il sangue – racconta – ma in questa situazione ho creduto che fosse mio dovere mettermi a disposizione per salvare altre persone».

Monica Curino: