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FdI non è fascista perché il Pd non è stalinista ma deve dire che cosa si propone di fare

di Paolo Viana

Alla fine ci si conta. I numeri fotografano il consenso che Novara, VCO e vercellese hanno assicurato alle forze politiche. Nei collegi uninominali di Camera e Senato abbiamo tre eletti: due di centrodestra e uno di centrosinistra. Più o meno, la fotografia del collegio plurinominale. In linea con il dato del Nord Italia, la rappresentanza politica premia il centrodestra e punisce Pd e M5S. La novità è il dissanguamento della Lega a opera di FdI e l’eclissi di Forza Italia.

Onori e oneri della leadership spettano ai “fratelli”, la cui ascesa come forza di governo è stata repentina e questa rapidità costituisce il maggior punto interrogativo sul futuro.  Nei nostri territori, la rappresentanza di FdI è affidata a Gaetano Nastri, prima Dc, poi FI, infine FdI. Se il suo partito fosse composto da gente come lui cadrebbe la prima incognita, quella relativa alla radice fascista o post-fascista. Chi lo conosce dice che Nastri è troppo impegnato a fiutare l’aria e a tessere alleanze per impegnarsi in svolazzi golpisti. Del resto, oggi, credere che i “fratelli” siano fascisti riveduti e corretti significa credere – automaticamente – che i membri del Pd siano degli stalinisti riveduti e corretti.

Alcuni si scandalizzeranno, ma è un dato di fatto: a ottant’anni dalla fine della Guerra e a trenta dal crollo del muro di Berlino è legittimo preoccuparsi per la deriva autoritaria dei singoli ma è fazioso attribuire a tutti coloro che votano a destra o a sinistra l’apparentamento coatto con i peggiori ceffi della Storia. A meno di accettare equazioni buone per le chiacchiere su Facebook.  Semmai, la vera incognita riguarda il futuro del Paese nelle mani di un partito nuovo.

L’articolo integrale sul nostro settimanale, in edicola da venerdì 14 ottobre 2022 e disponibile anche online, in tutte le edizioni: 

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