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Un cammino insieme “addomesticati” alla vita e all’amore

*di Margherita Invernizzi

Una parola ritorna in mente nella lettura di Amoris Laetitia. Un Amore Concreto (Queriniana, Collana Meditazioni 275), l’ultima opera di mons. Brambilla: addomesticare. E sappiamo quanto questa parola sia densa di significato e cara al vescovo Franco Giulio. Ma andiamo con ordine: il testo nasce durante un tempo celebrativo, l’anno Amoris Laetitia, appunto, ma si snoda su tutt’altri sentieri. Mons. Brambilla ci accompagna, infatti, nel cuore di un cammino che può essere buona e bella notizia per le famiglie di oggi: un cammino concreto. Ci indica cinque percorsi, dentro i quali si snoda gran parte della vita di ogni coppia o famiglia e dentro i quali veniamo addomesticati alla vita e all’amore. A partire dalla introduzione al matrimonio, storia di una vita pratica, che percorre le strade dei nostri giorni, veniamo condotti dentro le grandi possibili occasioni della fede. Sfidare il tempo, addomesticando il sentimento per renderlo passo concreto e cammino di vita è la notizia buona che porta i futuri sposi verso una possibilità “promettente”. Il secondo percorso guarda ai primi anni di matrimonio, giorni di passaggio sostanziale “dall’esperimento all’esperienza”, e lo indica come via praticabile per trovare un nuovo modo di abitare il tempo e lo spazio, da uomini e da cristiani adulti. Il cammino prosegue nel quotidiano alternarsi di lavoro e festa che reciprocamente dialogano, soprattutto nella vita di una famiglia. E’ interessante il passaggio da un’amore che si apre all’altro, per scoprirlo, ammirarlo, onorarlo, ad una casa che si apre all’umano per essere fattivamente abitata, e divenire capace di ospitare un mondo (non virtuale) di prassi quotidiane che divengono riti, essendo ricostituiti nel loro proprio significato più intimo. Ecco, quindi, un altro aspetto dell’addomesticare, del rendere casa lo spazio e il tempo dell’uomo, per rendere profondamente umane e “divinamente” abitate le relazioni. Ma il testo non dimentica nemmeno i momenti di crisi, di fatica o di rottura che le famiglie “concrete” vivono nei nostri giorni. E anche in questo caso propone itinerari che accompagnano, che propongono un modo nuovo di “stare” nella crisi e nella frattura. Il testo entra con delicatezza e inseme fermezza dentro l’“esodo” della fatica e della disillusione delle coppie che non trovano più né una promessa reciproca né la promessa di Dio su di loro. E richiama con forza l’esistenza di un comunità cristiana che prima ancora che essere accogliente ed integrante, dovrà prendere consapevolezza della propria capacità di abitare, comprendere, sfidare e “addomesticare” il tempo che stiamo attraversando. In conclusione, la lettura ci conduce ad avere un occhio sulla realtà ed uno sul magistero, affiancandoli sapientemente per mostrarci una famiglia, che ancora può insegnarci sguardi di novità.

*Condirettrice Ufficio diocesano per la Famiglia

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