Guerra, siccità e speculazioni colpo al cuore per l’agricoltura

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Covid, guerra in Ucraina, speculazioni, siccità: una tempesta perfetta, verrebbe da dire, che si abbatterà (anzi si è già ripercossa) anche sulle tavole dei consumatori.

Il mondo dei campi, per primo, aveva lanciato l’allarme. Destabilizzazione dei mercati, carenza di materie prime, aumento esponenziale dei costi (oltre il 100% dei fertilizzanti che prima arrivavano dalla Russia), stanno mettendo a forte rischio la disponibilità di cibo nei prossimi mesi.

Il timore non è virtuale, tanto che la Commissione europea subito dopo lo scoppio del conflitto Russia-Ucraina ha dovuto affrettarsi nel rivedere le prospettive.

La Pac (Politica agricola comune) fortemente improntata al rispetto dell’ambiente con il piano decennale “Farm to fork” che prevede anche molte terre a riposo, è tornata con rapidità sui suoi passi accogliendo in parte le richieste degli imprenditori agricoli dell’UE. L’Ucraina, “granaio d’Europa”, cui attingevano non solo i paesi europei (Italia compresa), non può essere considerata sotto questo aspetto, almeno per qualche tempo.

E così è necessario produrre di più per non rimanere senza scorte di cereali. Obiettivo possibile da raggiungere con una maggiore disponibilità di seminativi. 

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