“Rivelazione, sette meditazioni su Giorgione”, giovedì 2 dicembre, al Faraggiana

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E’ in arrivo al teatro Faraggiana uno dei monologhi più interessanti delle ultime stagioni teatrali. Giovedì 2 dicembre, alle 21, è in programma “Rivelazione. Sette meditazioni intorno a Giorgione”.

Con Marco Menegoni, drammaturgia di Laura Curino, Simone Derai,
video Simone Derai, Moreno Callegari, sound design Mauro Martinuz,
regia Simone Derai, produzione Anagoor 2009, co-produzione Operaestate Festival Veneto, Centrale Fies. Nell’impossibilità di tracciare una biografa di Giorgione, un narratore, di fronte a due schermi, racconta, per mezzo di parole, documenti, versi poetici ed immagini delle opere del pittore di Castelfranco, frammenti della Venezia a cavallo tra XV e XVI secolo. Giorgione è una delle figure più enigmatiche della storia dell’arte. Cercare di metterlo a fuoco è come osservare la costellazione delle sette sorelle, le Pleiadi: riesce meglio se uno non la fissa direttamente. In questa sorta di lezione d’arte poetica sono raccontati l’artista, il suo tempo, il respiro delle opere, il clima che le pervade. Rivelazione è la condivisione sincera di una ricerca. “Volgiamo lo sguardo verso questa ideale costellazione. Per ciascun astro una meditazione. Silenzio, natura umana, desiderio, giustizia, battaglia, diluvio e tempo sono i temi che nutrono le sette contemplazioni di altrettante opere di Giorgione: la Pala, i Ritratti, la Venere Dormiente, la Giuditta, i Tre Filosof, la Tempesta, il Fregio”.
La compagnia, che prende il nome dal racconto di Dino Buzzati Le mura di Anagoor, nasce nel 2000 a Castelfranco Veneto, su iniziativa di Simone Derai e Paola Dallan, ai quali si aggiungono successivamente Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto, Silvia Bragagnolo e molti altri, facendo dell’esperienza un progetto di collettività. Dal 2008 Anagoor ha la sua sede nella campagna trevigiana, presso La Conigliera, allevamento cunicolo convertito dalla compagnia in proprio atelier: con questa scelta, la volontà di preservarne l’architettura del luogo e il desiderio di conservare un nome che ne rivelasse la storia, Anagoor sperimenta la possibilità di fermare brani di una civiltà che si trasforma per
innestarli in una nuova visione.