Spaccio di cocaina. La Polizia smantella rete tra Novara e Vercelli: nove misure cautelari

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Nove misure cautelari eseguite, in particolare tre in carcere, una agli arresti domiciliari, quattro obblighi di dimora (di cui tre con divieto di allontanamento notturno) e un obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. È il risultato di un’ampia operazione antidroga compiuta alle prime ore di oggi, mercoledì 31 marzo, dalla Polizia di Stato di Novara. Tutte misure emesse dal Gip del Tribunale di Novara, su richiesta della locale Procura. Un’indagine che ha interessato Novara, Vercelli e anche Torino. Un’indagine che, avviata nel maggio dello scorso anno, ha posto fine a una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, che si svolgeva nelle province di Novara e di Vercelli.

Nome dell’indagine, illustrata questa mattina in Questura dalla dirigente della Squadra Mobile di Novara, Valeria Dulbecco, “The white rooster” (Il gallo bianco). Un nome che deriva da una delle zone in cui il principale indagato ha eseguito alcune cessioni di droga, «nel parcheggio – ha spiegato la dirigente – del centro commerciale Il Gallo di Galliate (centro commerciale che era all’oscuro di tutto, ndr), ‘bianco’ con riferimento alla cocaina, tutta di ottima qualità».

L’attività d’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Novara, coordinata dalla Procura, ha avuto inizio nel maggio 2020, a seguito dell’arresto in flagranza di un novarese, trovato in possesso di 90 grammi di cocaina purissima. Il discreto quantitativo di stupefacente e l’ottima qualità della sostanza hanno richiamato l’attenzione degli esperti della narcotici, i quali hanno compreso immediatamente che l’uomo arrestato era, di certo, inserito in un contesto più ampio. Gli investigatori, pertanto, hanno fin da subito attivato un’articolata e complessa attività di indagine volta a ricostruire e stroncare la presunta rete di spaccio. 

L’intuizione ha trovato ampi riscontri nel corso dei diversi mesi di indagine che, nello scorso gennaio, è giunta a conclusione mettendo in luce la presenza di una consolidata e ramificata attività di spaccio di stupefacenti. La stessa, a livello più alto, era gestita da P.V., cittadino italiano di 29 anni, attivo da diversi anni nella cessione di cocaina tra le province di Novara e di Vercelli. P.V., come spiegato in conferenza stampa, era infatti il vero e proprio “dominus” della rete di spaccio, in grado di movimentare ogni mese fino a 1,5 kg di cocaina, attività che gli consentiva di trarre un ingente profitto economico, quantificabile in 100 mila euro circa, e garantirgli un tenore di vita ben al di sopra delle sue possibilità economiche. Lo stesso, nel corso di diverse intercettazioni, si vantava persino che, in trent’anni di lavoro “onesto”, non sarebbe mai riuscito a guadagnare neanche un terzo di quanto ottenuto, in pochissimo tempo, proprio grazie alla cessione di cocaina.

P.V. ha dimostrato una spiccata e lucida mentalità criminale, gestendo direttamente e meticolosamente l’attività di spaccio, utilizzando “fini” stratagemmi diretti a eludere e ostacolare eventuali attività investigative nei suoi confronti, rendendole particolarmente complesse.

Il monitoraggio dell’attività illecita svolta da P.V. ha permesso di individuare così un’ampia rete di soggetti dediti allo spaccio di cocaina, che realizzava i propri affari illeciti tra le province di Novara e Vercelli.

Tra gli indagati sono emersi B.L. di 35 anni, italiano residente nel Novarese e F.D. di 31, cittadino italiano residente nella provincia di Vercelli; i due erano in grado di acquistare, ciascuno, circa 100 grammi di cocaina ogni dieci/quindici giorni, che rivendevano, in proprio, ad un’ampia e consolidata clientela. C’era anche chi ridistribuiva lo stupefacente nella zona della movida novarese, in piazza Martiri.

L’indagine ha consentito inoltre di individuare ulteriori soggetti che si approvvigionavano di sostanza stupefacente, dai principali indagati, per poi gestire, a loro volta, lo spaccio in maniera autonoma; è il caso, ad esempio, di due cittadini italiani, un uomo e una donna, T.R. di 31 anni, P.G., di 47, che lavoravano in stretta sinergia tra loro, e di un cittadino italiano M.M. di 48 anni, residente nella provincia di Torino, che acquistavano ingenti quantitativi di droga da B.L., e gestivano una autonoma attività di spaccio di cocaina.

Le articolate e complesse indagini hanno permesso così di stroncare un vero e proprio “sistema di cessione a cascata”, che vedeva coinvolte numerose persone che, vista la facilità nell’ottenere facili guadagni, acquistavano la droga e divenivano a loro volta spacciatori. 

È singolare, come è emerso dalle intercettazioni, che uno degli indagati avesse trovato la collaborazione dello zio, di 72 anni, il quale, oltre a fungere da “custode” dello stupefacente per conto del nipote, aveva iniziato una propria autonoma attività di spaccio, nonostante l’età.

La brillante indagine della Sezione Narcotici della Squadra Mobile di Novara ha inferto un durissimo colpo alla cessione di sostanze stupefacenti in provincia di Novara e in quelle limitrofe, fenomeno criminale che, nonostante le restrizioni causate dalla pandemia in corso, non si sarebbe interrotto senza l’operato della Polizia di Stato. 

Per l’esecuzione delle misure cautelari, delle perquisizioni e dei sequestri sono stati impiegati oltre 50 agenti, con la partecipazione del personale delle Squadre Mobili di Torino, Alessandria, Aosta, Cuneo, Verbania e Vercelli, del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte e del Nucleo Cinofili della Questura di Torino.