Delitto di Leonardo, il pm: «spero di non dover più vedere un omicidio del genere»

0
[bsa_pro_ad_space id=2]

«Spero di non dover più vedere un omicidio del genere, che non mi capiti più un processo così». Questo il primo commento rilasciato nella giornata di oggi, venerdì 26 marzo, dal pubblico ministero Silvia Baglivo, dopo la sentenza della Corte d’Assise di Novara, che, accogliendo le sue richieste al processo per l’omicidio del piccolo Leo, ha condannato tanto Gaia Russo, mamma del bimbo, quanto Nicolas Musi, ex compagno della donna, alla pena dell’ergastolo.

Il pm ha espresso soddisfazione «per il riconoscimento del lavoro svolto dalla Procura. È stato un processo molto difficile, dove le dichiarazioni contrapposte dei due imputati – ha aggiunto – avrebbero potuto portare a un impasse. Così non è successo e abbiamo evitato che si ripetesse un nuovo caso Matilda (la bimba morta il 2 luglio 2005 a Roasio, nel Vercellese, a causa di gravissime lesione interne; tutto era successo nell’abitazione dell’allora compagno della madre, in quella casa c’erano solo la mamma della piccola e l’uomo; entrambi, in diversi tempi, furono indagati per omicidio e assolti. La piccola, stando a quanto emerse dall’autopsia, era morta a seguito di un calcio alla schiena. Un caso che si è chiuso lo scorso febbraio senza un colpevole per la morte della bimba, ndr)».

Il procuratore capo facente funzioni della Repubblica di Novara, Nicola Serianni: «Una vicenda complessa con i due imputati che si sono lanciati accuse reciproche. C’è la soddisfazione di aver accertato i fatti e di aver reso giustizia al piccolo. Una vicenda che meritava grande attenzione». Un commento arriva anche da Marilinda Mineccia, procuratore capo all’epoca del delitto, in pensione dal maggio dello scorso anno: «È stato svolto un lungo e approfondito lavoro di indagini, un lavoro che è stato riconosciuto dalla Corte d’Assise che, con la sua sentenza, ha reso giustizia al piccolo Leonardo. I due imputati – ha aggiunto Mineccia – hanno sempre negato. Spero che ora abbiano la forza di intraprendere un percorso che li porti a prendere consapevolezza di quanto hanno fatto».

La Corte ha dunque accolto in toto le richieste del pm. Diversa la posizione dei due imputati, ma stessa la responsabilità. A uccidere materialmente il piccolo è stato Musi, ma il comportamento di Russo, che ha coperto il compagno fino a quando ha potuto, non intervenendo nel fermare i maltrattamenti e quindi il delitto, ha rafforzato l’intento omicida dell’allora compagno. Per la Corte, dunque, è parimenti responsabile del delitto quanto Musi e per questo la donna è stata condannata all’ergastolo. Dalla Corte, inoltre, nessuna concessione delle attenuanti per i due.

Stabilito un risarcimento del danno per Mouez Ajouli, padre del piccolo Leo, assistito come parte civile dall’avvocato Alessio Cerniglia e per le altre parti civili, assistite dall’avvocato Lucia Gallone, ossia Tiziana Saliva (madre di Gaia), il genitore adottivo di Gaia, Gilles Russo, e la sorella di Gaia, Chiara (questi ultimi si sono costituiti parte civile solo contro Musi). L’avvocato Cerniglia: «Quello che volevamo era ricostruire cosa fosse accaduto in quella casa e questo è stato fatto. Abbiamo dato giustizia a Leonardo».

Il difensore di Russo, l’avvocato Simone Briatore, ha scelto di non rilasciare alcun commento. Nessun commento neppure dalla mamma di Gaia Russo, Saliva, che, sconvolta dalla sentenza per la figlia, si è accasciata su una sedia dell’aula del Tribunale, spiegando come non fosse il momento.

L’avvocato Carlo Alberto La Neve, invece, difensore di Musi: «Si tratta di una sentenza che non condividiamo. Musi ha ammesso i maltrattamenti, negando sempre di aver ucciso il piccolo. Ora attendiamo le motivazioni (che saranno depositate a 90 giorni, ndr) e sicuramente ricorreremo in appello».

La morte del piccolo era sopraggiunta giovedì 23 maggio di due anni fa. La Squadra Mobile della Questura di Novara, coordinata dalla Procura (a seguire l’inchiesta all’inizio il pm Ciro Caramore), già nella giornata di venerdì 24 maggio era giunta all’arresto di Russo e Musi. Nella conferenza stampa di sabato 25 in Procura, il pm Caramore: «In 18 anni che sono pm non ho mai visto qualcosa del genere».