Omicidio di Leonardo: parlano le difese

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Un biglietto lasciato sul cancello della casa del piccolo nei giorni successivi la morte
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Spazio alle difese, nella giornata di oggi, mercoledì 17 marzo, in Corte d’Assise a Novara, al processo per l’omicidio del piccolo Leonardo Russo, morto a soli 20 mesi il 23 maggio 2019, a causa, stando a quanto ricostruito dalle indagini della Polizia di Stato (a indagare, la Squadra Mobile), delle percosse ricevute. Alla scorsa udienza il pubblico ministero Silvia Baglivo aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per Nicolas Musi e l’ergastolo per Gaia Russo. Quest’ultima è la mamma del piccolo, mentre Musi è l’ex compagno della giovane. Sono accusati di omicidio volontario aggravato e maltrattamenti.

A intervenire, dunque, l’avvocato Simone Briatore per Russo e l’avvocato Alberto La Neve per Musi. Come emerso nelle passate udienze i due imputati propongono tesi totalmente opposte, sostenendo come l’omicida sia l’altro. Entrambi hanno riferito che stavano dormendo quando il piccolo è morto. L’avvocato Briatore ha voluto far emergere, nella sua arringa, alcuni dubbi sulla ricostruzione effettuata dal pm. A partire dal fatto che non ci sia certezza che la donna fosse sveglia quando l’ex compagno ha ferito e ucciso Leonardo. Ha anche sostenuto come nulla provi che, prima di maggio, si sia resa conto delle ferite riportate dal piccolo. E come a uccidere il piccolo, “in un crescendo di violenza, avviato quattro giorni prima della morte, sia stato Musi”. Ha, quindi, chiesto l’assoluzione per la sua assistita.

L’avvocato La Neve ha posto a confronto le versioni dei due e ha sostenuto come tra i due non c’era una figura succube e una dominante. Ha anche riferito come il suo assistito ha ammesso i maltrattamenti sul bambino, “ma non l’ha ucciso”. Ha così chiesto la condanna per i maltrattamenti e l’assoluzione dall’accusa di omicidio.

Sentenza venerdì 26 marzo.