Smantellata banda di rapinatori in trasferta nel Novarese: irruzione della Polizia in un casolare di Sillavengo

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Si nascondevano in un casolare di Sillavengo, stabile che era stato confiscato negli scorsi anni a seguito di una vasta operazione della Questura di Novara (l’operazione “Bloodsucker” , sanguisuga in lingua inglese) che, tra il 2015 e il 2018, aveva coinvolto alcuni componenti della famiglia Di Giovanni per i reati di usura, estorsione e riciclaggio. E da qui, come ipotizzano gli inquirenti, progettavano rapine nel Novarese. Sono stati fermati dalla Polizia di Stato di Novara, Foggia e Bari, dai poliziotti del Servizio centrale operativo di Roma e dal Compartimento Polizia stradale Puglia, grazie all’operazione di polizia giudiziaria “La cascina”.

 

Un’indagine che ha portato a scoprire un covo di rapinatori in trasferta da Cerignola, sette persone, tutti italiani, tra cui un padre e un figlio. E all’interno del casolare armi, jammer (disturbatori di frequenza) e auto rubate, oltre a grossi chiodi. «Un risultato molto  brillante – ha introdotto la conferenza stampa il Questore di Novara, Rosanna Lavezzaro – Un’indagine in cui c’è stato un grande impegno da parte di tutti gli agenti. Un’operazione per nulla facile e particolarmente rischiosa, che ha portato a un risultato importante». Tutto è iniziato pochi giorni fa, quando gli investigatori della Squadra Mobile di Novara, guidati dalla dirigente Valeria Dulbecco, hanno notato la presenza di alcuni veicoli che passavano ripetutamente lungo le strade abitualmente percorse dai camion provenienti da aziende di trasporto della zona, talora appostandosi anche in coincidenza di alcuni incroci attraversati dai mezzi, fermandosi alle rotonde. «Un’indagine molto rapida, fulminea, nata intorno all’8 marzo – ha spiegato Dulbecco – Avevamo notato questi veicoli e l’atteggiamento dei conducenti ci aveva subito insospettito. Abbiamo così condotto alcuni controlli più approfonditi». Controlli che hanno portato a scoprire come due delle auto sospette fossero in uso a due cittadini originari di Cerignola (Foggia) e di Bari, con molti precedenti in materia di armi e rapine a mano armata ai danni di furgoni portavalori e camion. Veicoli che erano stati spesso visti transitare e sparire all’interno di un vicolo in località Cascine Gianotti di Sillavengo, nei pressi appunto dello stabile confiscato negli anni scorsi. Un’informazione, questa, che è stata subito condivisa con le Squadre Mobili di Bari e Foggia, come anche al Compartimento di Polizia stradale Puglia, da anni impegnate nel contrasto al fenomeno criminale degli assalti armati ai camion in transito sulle arterie stradali nazionali. Dagli altri elementi raccolti si è capito che occorreva subito intervenire nello stabile, per una perquisizione volta alla ricerca di armi. «Si era capito che stessero preparando qualcosa di molto pericoloso e così – ha aggiunto Dulbecco – la scelta di intervenire immediatamente». E così, la notte scorsa, coordinata dal Servizio Centrale Operativo di Roma, è stata eseguita l’irruzione, che ha visto l’impiego di circa 50 uomini della Squadra Mobile di Novara e degli agenti pugliesi. All’interno i poliziotti hanno individuato e identificato sette cittadini italiani, che stavano trascorrendo la notte nel garage del casolare, dormendo sui sedili posteriori di alcune autovetture, di cui due sono risultate rubate solo il giorno prima sul territorio novarese. Alla vista dei poliziotti, tre hanno tentato di darsi alla fuga nascondendosi tra i cespugli della campagna limitrofa: due sono stati subito individuati grazie ai visori notturni di ultima generazione in dotazione alla Questura di Novara; il terzo, che si era abilmente nascosto tra la vegetazione, approfittando della fitta oscurità, è stato tradito dal suono del proprio cellulare ed è stato quindi scovato e bloccato. Uno dei sette aveva portato nel covo il proprio figlio ventenne, incensurato, verosimilmente per farlo partecipare a un assalto armato. Durante l’intervento, in ausilio anche un drone.

A essere fermati, come rilevato dalla dottoressa Dulbecco, quattro giovani poco più che ventenni e tre soggetti sui cinquant’anni, «quasi come ci fosse un passaggio di consegne». Durante la perquisizione sono state rinvenute due pistole pronte a sparare e con matricola abrasa, due grossi dispositivi jammer a lungo raggio, solitamente usati negli assalti ai camion per inibire il segnale dei dispositivi Gps montati a bordo dei trasporti di valore, due grossi barattoli contenenti chiodi tricuspidi, anch’essi usati nel corso degli assalti su strada per bloccare il passaggio delle auto delle Forze dell’Ordine e una serie di apparati radio ricetrasmittenti sintonizzati sulle stesse frequenze. Trovate anche alcune fascette, «che – hanno spiegato gli inquirenti – ci fanno pensare potessero essere usate per legare i camionisti che avrebbero preso di mira».

I sette sono stati arrestati per detenzione di armi clandestine da sparo e indagati per installazione di apparecchiature utili a impedire comunicazioni telegrafiche o telefoniche e ricettazione delle auto rubate. Nel frattempo proseguono le indagini per individuare l’obiettivo della tentata rapina che la banda stava preparando. Le due auto rubate, una volta accertata la provenienza, saranno restituite ai legittimi proprietari.

«È nato tutto – ha riferito il personale della Polizia di Foggia – da un’intuizione della Squadra Mobile di Novara, un’intuizione risultata corretta. A essere coinvolti tutti soggetti cerignolesi e baresi. Un’azione sinergica, quella messa in atto, che ha dato i suoi frutti, bloccando celermente i sette». «Una banda – ha aggiunto il vice questore aggiunto di Bari – molto pericolosa. Lo dimostra quanto abbiamo rinvenuto nel casolare, a partire dai grossi chiodi, che avrebbero sparso sulle strade, e dalle armi». Il dirigente della Polizia stradale di Novara, Riccardo Peviani, per i colleghi pugliesi: «all’operazione ha preso parte anche la Stradale. Il nostro territorio, con la presenza di molte realtà legate alla logistica, suscita spesso appetiti criminali. E questo ne è un caso».