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Il lockdown delle aule può e deve essere evitato

No, scusate, fateci capire… Entriamo in zona arancione, allentiamo le restrizioni, apriamo i negozi e… teniamo chiuse le scuole? Passi il grande scoglio delle superiori (che si chiama trasporti e non altro, tanto per essere chiari) ma la scelta del mantenere in didattica a distanza per la seconda e terza media è veramente poco condivisibile. Il comitato tecnico scientifico regionale teme una nuova impennata dei contagi? Allora non si passi in zona arancione. Punto e basta. Ma non si faccia pagare ad una generazione di ragazzi quello che gli adulti non sanno fare, ossia assicurare un viaggio casa – scuola e ritorno in sicurezza Paradossalmente: si chiede di aprire le piste da sci e si decide di mantenere chiuse le medie. Che, statistiche alla mano, vedono istituti collocati al massimo a 4 – 5 chilometri da casa degli alunni. E dove, a portare gli studenti, o sono i pullmini dei Comuni o i genitori con la propria auto.

Assembramenti? Ma per carità, altra assurdità: così come all’interno degli istituti vige un regolamento ferreo. Lo si faccia rispettare anche su piazze e vie all’esterno, eventualmente prevedendo interventi di vigili urbani. Non si tratta di polemizzare. Possiamo dire che questa situazione la pagheremo tutti? Sì, perché la didattica a distanza, anche quella fatta nel migliore dei modi, è monca di approfondimento e relazione in presenza. Senza contare che i numeri ci dicono che la didattica a distanza in un Paese in cui milioni di cittadini non hanno internet non può funzionare e, di fatto, priva generazioni di studenti del diritto all’istruzione. Quali le conseguenze? Queste. Dispersione scolastica: la chiusura delle scuole e l’attivazione della “Dad” non porta ad altro se non all’aumento del numero dei ragazzi che non studiano e non lavorano. I famosi Neet. Analfabetismo crescente: quelle migliaia di allievi non raggiunti dalla “Dad” nella fase 2 Covid (marzo – settembre 2020) sono destinati a triplicars. Disabili isolati: la chiusura delle scuole implica il quasi isolamento dei 285mila studenti che non potranno apprendere con un costo sociale senza precedenti. Patologie psichiatriche/vuoti di relazione: la chiusura delle scuole conduce all’isolamento, alla privazione delle relazioni personali. E poi, elemento assolutamente non secondario, l’economia famigliare che va in tilt: chi si occupa dei figli che sono a casa a seguito della emanazione dei vari Dpcm che troppo spesso danno alle famiglie poco più di un giorno per organizzarsi e sconvolgere le proprie abitudini e ritmi? Povertà si aggiunge a povertà. Si tratta di interrompere questo circolo vizioso. Non si può credere che sia sufficiente chiudere le scuole e attendere che la curva dei contagi decresca per riaprirle come se nulla fosse successo. La chiusura delle scuole a marzo era inevitabile. Ora no. Men che meno per le medie.

Paolo Usellini: