Coronavirus nel novarese: il 41% dei contagi nelle case di riposo

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Nelle case di riposo del Piemonte continua a preoccupare la situazione per i malati da Coronavirus.  Lo dicono i dati diffusi nel corso delle ultime ore dalla Regione con la quale la Giunta guidata da Alberto Cirio fa il punto, per la seconda volta, sul tracciamento dei positivi nelle RSA, ad oggi il più importante e preoccupante focolaio di contagio della nostra area.

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Al primo bilancio erano risultati positivi 4812 tamponi su 14703 con risposta (su 20642 effettuati) pari al 32,7%; i dati di ieri segnano 7998 positivi su 34180 tamponi con risposta (6624 devono ancora essere esaminati) il dato percentuale è solo leggermente inferiore: 29,0%.

Alta l’incidenza dei malati nelle case di riposo del Piemonte; ad oggi è pari al 30,9% del totale, una percentuale di molto superiore a quella che era stata rilevata a 20 aprile; allora era ferma al 21%. Questo vuol dire che il virus sembra circolare meno nella popolazione generale, ma resta ancora presente e solidamente radicato nelle case di riposo.

coroavirus case di riposo provincia di Novara

La controprova deriva da un esercizio che ha un valore relativo da punto di vista del livello di allarme sulla diffusione del virus in regione, ma importante se si vuole capire il peso che la diffusione del virus continua ad avere sulla “temperatura” del contagio in regione, scalando l’aumento dei contagi nelle case di riposo dal totale totalizzato dal 20 al 27 aprile si noterà che in Piemonte si sarebbe passati da 21955 casi a 22675 pari ad un incremento del 3,2%. Oggi invece a fronte di una crescita che passa da 21955 a 25861 casi, l’aumento percentuale è pari al 17,7%.

In termini pratici in assenza del contagio nelle RSA staremmo parlando per la regione di uno scenario del tutto differente nel contesto del quale il Piemonte non sarebbe la “regione più malata d’Italia” come si legge su molti giornali.

Fare un confronto parallelo, enucleando i dati della provincia di Novara non è semplice. In primo luogo non sempre chi sta in un RSA è residente della provincia dove essa è collocata ed è altrettanto vero che almeno una parte delle persone che ci lavorano potrebbe provenire da altre province. In più la raccolta delle informazioni statistiche patisce ritardi e, forse, anche qualche errore. Tutto questo genera  incongruenze la più macroscopica delle quali emerge dal fatto che tra il 20 e il 27 aprile sarebbero stati trovati nell’ambito nel novarese 310 nuovi positivi nelle RSA (da 638 a 948) questo mentre il totale dei nuovi positivi in tutta la provincia cresceva di soli 237 (da 2028 a 2265).  In ogni caso è del tutto chiaro, bizzarria del dato a parte, che oggi nel Novarese l’aumento del virus registrato quotidianamente è quasi esclusivamente frutto proprio del tracciamento nelle case di riposo.  Basti dire che nello stesso arco di tempo in provincia il numero dei malati di coronavirus è infatti cresciuto dell’11,6%, quello nelle RSA del 48,5%

Altra conferma del peso delle RSA sulla percentuale dei malati di COVID-19 nel novarese giunge dal computo di essi in rapporto al totale. Ad oggi siamo al 41,8% del totale dei positivi rilevati, un dato cresciuto di molto rispetto al 31% della precedente rilevazione della Regione. In pratica, anche da questo si comprende che sono proprio i tamponi nelle RSA ad avere inciso più di ogni altro aspetto nella crescita del virus in provincia durante gli ultimi giorni.

Partendo da questo si sarebbe tentati di dire, ottimisticamente, che la trasmissione del virus nella popolazione generale della nostra provincia è sostanzialmente vicina a zero e che cura e controllo dei focolai nelle RSA a questo punto dovrebbero essere fondamentali per ricondurre alla cosiddetta “nuova normalità” la nostra zona. Non ci sbilanciamo a tanto perché l’errore e la sottovalutazione sono sempre dietro l’angolo, ma è chiaro che se ci sarà la giusta attenzione sulle RSA e su altri possibili focolai di infezione si può comunque guardare con un po’ più di ottimismo alla fase due che dovrebbe partire lunedì.