Una Chiesa di Pietre Vive attorno alla Madonna di Re

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È la Chiesa di Pietre Vive quella che oggi si è raccolta nella preghiera a Re, nel giorno commemorativo del miracolo dell’effusione del Sangue, guardando a Maria nel suo Santuario, forzatamente chiuso da mura di “pietre sudate” per la pandemia in corso, ma mirabilmente aperto nel cielo e sulla terra per il mistero della Comunione dei Santi che la Chiesa professa con fede immutata.

«Sì, – dice padre Giancarlo Julita, rettore del Santuario, nella sua omelia – è una reale preghiera di popolo: davanti a me vedo i banchi vuoti, ma in quest’ora sono migliaia le persone che sono davanti a questo trono di Grazia».

Nulla, infatti, può fermare la preghiera ardente che si leva dai cuori di coloro che vivono già nella Patria, ove contemplano la Madre, coronata di gloria, a cominciare «dal venerabile don Silvio Gallotti, che proprio cent’anni fa celebrava l’Eucarestia su questo altare, seguito da una catena mai interrotta di santi sacerdoti», aggiunge padre Julita.

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Come pure ininterrotta sale a Dio, attraverso la Vergine, quella di coloro che, in questa terra, a Lei si rivolgono, invocandone il suo patrocinio materno per essere liberati da tutti i pericoli. Una moltitudine di anime, che provate dal pessimismo, dalla sfiducia La invoca. «Ella – continua padre Julita – è la Madre di tutti, perché dei figli conosce le necessità. È la Mater desperantium, la Madre di coloro che disperano, ma che Sant’Efrem, un padre della Chiesa, chiamava anche Spes desperantium, Speranza di coloro che ne sono privi».

Padre Julita incalza nella sua omelia: «Mi faccio guidare da Sant’Efrem, che così scriveva: Ho guardato stupito Maria che allatta colui che nutre tutti i popoli, ma s’è fatto bimbo. Dimorò nel seno di una fanciulla, colui che di sé riempie il mondo. Una figlia di poveri è diventata madre del Ricchissimo, c’è un fuoco nel seno della Vergine, ma la Vergine non viene bruciata da quella fiamma. Figlio mio ti ho generato, ma sei più antico di me, mio Signore, ti ho portato in seno, ma tu mi reggi in piedi. Ecco sei tutto con me, eppure stai tutto nascosto nel Padre tuo. Tutte le altezze del cielo sono piene della tua maestà, eppure il mio seno non è stato troppo piccolo per te. Siedi sulle mie ginocchia; eppure su di te sta sospeso il mondo». Parole forti rivolte alle nostre comunità provate in questo momento.

«L’esperienza cristiana non è esperienza ideale, ma reale, anche se ci sono momenti bui e difficili, come questo che tutta l’umanità sta attraversando. Ma la Festa della Madonna di Re ci ricorda che lungo i tornanti della storia è presente la Vergine Maria. Sì, si è fatta presenza viva, bagnando la nostra terra con il suo sangue».

Così, la Chiesa, «mistero di un popolo adunato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e che ha Maria come Madre», attraverso la voce di padre Julita rinnova accorata la supplica con le stesse parole con cui il nostro Vescovo Franco Giulio, l’11 marzo scorso, l’aveva pregata: «In quest’ora trepida della malattia, che ci minaccia come un male invisibile, siamo venuti qui davanti a Te per pregarti per tutta la nostra gente. Sì, invochiamo Maria e la comunità dei Santi perché questa terribile epidemia cessi e possiamo ritornare ad una vita serena ed operosa e possiamo di nuovo guardarci in faccia!». (Qui le parole del vescovo nel videomessaggio trasmesso al termine della celebrazione della Festa della Madonna di  Re)

Si è svolta così, in modo straordinario, la memoria del miracolo a 426 anni da quell’evento che vide una delle tante Madonne del Latte offrire non solo il seno al Figlio divino, quale atto di conferma della sua vera umanità, ma anche il suo sangue dalla fronte, come partecipazione attiva al mistero pasquale che Gesù confermò nella sua passione morte e resurrezione, a prova della sua divinità.

Il Figlio e la Madre, uniti nel mistero divino dell’amore misericordioso di Dio per tutti i peccatori. Una rugiada di grazia che si è rinnovata nuovamente per rinfrancare tutti in questa sosta nel pellegrinaggio terreno.