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Don Aldo Ticozzi nel ricordo delle suore Benedettine del Monastero di Ghiffa

La scomparsa di don Aldo Ticozzi, sacerdote di 78 anni, avvenuta la mattina di giovedì 23 aprile, ha suscitato profondo cordoglio in tutta la Diocesi. Numerose sono state in questi giorni le testimonianze di affetto e ricordo giunteci in redazione.

Tra queste testimonianze, vi è quella della Madre e delle Sorelle Benedettine del Santissimo Sacramento del Monastero “Santissima Trinità” di Ghiffa, che qua di seguito proponiamo integralmente. 

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Don Aldo Ticozzi: Cappellano ideale del nostro Monastero

Ci è caro poter commemorare don Aldo da queste pagine, e fare anche noi, con la Diocesi ed il Clero, la nostra doverosa e grata parte. Lo facciamo con commozione fresca, perché troppo repentina e stravolgente è stata la sua morte, e non ci sembra vero di non averlo più qui, presenza preziosa tra le mura monastiche… una vita delicata e insieme di spessore, travolta in una breve  manciata di giorni, per un disegno ai nostri occhi misterioso, che però il Signore conosce, e che di certo già ridonda di grazie nel Suo Cuore.

Don Aldo, Cappellano ideale per un monastero. Il Cappellano che ogni comunità desidererebbe avere…

La sua persona posata, prudente, umile, discreta, l’intelligenza fine, la sensibilità grande. Era schivo, don Aldo, a volte fin troppo schivo, bisogna dirlo, e come… indifeso. Con gli occhi stupiti delle anime candide, e lo sguardo colmo di riflessione e di intima elaborazione della vita.

Era contento, don Aldo, di essere qui, a Ronco di Ghiffa, in questo monastero che ha amato fin dagli anni del suo Rettorato in Seminario. Molte di noi lo ricordano, in quegli anni, venire a celebrare durante il Triduo Pasquale, disponibile alle Confessioni, premuroso e presente. Aveva coltivato, fin da quegli anni fecondi di servizio alla Diocesi, un rapporto sincero e di stima con noi, aperto e rispettoso insieme. Ci mandava i seminaristi stanchi e bisognosi di ripresa, fisica o spirituale, perché all’ombra del nostro tabernacolo e alla luce della liturgia monastica venissero ristorati e rinvigoriti… e nascevano alleanze nel Signore, che ancora oggi sono forti e feconde.

Ci credeva, don Aldo, al mistero di Dio presente ed operante nella vita monastica.

E quando, nel 2013, pregavamo per l’arrivo di un Cappellano che potesse corrispondere alle esigenze modeste ma non sempre facili di una Comunità claustrale, ci sembrava troppo bello, persino immeritato poterlo ricevere, con tutto il suo spessore… di Cappellano ideale, appunto. Poi, come una strenna, anche se non era Natale, il dono inaspettato del Vescovo… di destinarcelo, e già a carte fatte! Dobbiamo all’intuito buono del nostro amato Vescovo l’aver ricevuto don Aldo. E ancora, da qui, gli vogliamo dire grazie! Grazie, Eccellenza, di aver pensato a lui per noi. Grazie di avercelo donato. Nemmeno sette anni, eppure, per un monastero, un bel tratto di storia.

Il suo silenzio, la sua capacità di ascolto, la sua riflessione resteranno, ben custodite, tra queste grate mura.

Ci ha donato tantissimo dal 2013 ad oggi il nostro Cappellano. Ogni Santa Messa celebrata con amorosa cura, ogni omelia era un piccolo trattato da padre della Chiesa… ma senza mai essere pesante, o prolisso, o negativo. Anche se il suo temperamento non era ottimista, però, ce la metteva tutta, il nostro don Aldo, a inserire nelle prediche quel fatterello, quella facezia che apriva al sorriso, per rendere più lieto il clima alla comunità, per rasserenare sempre gli animi. E certo gli sarà anche costato, visto che non godeva di salute splendida. Ma lo faceva per noi, perché ci voleva bene. Era molto attento alla Comunità. Ci piaceva vederlo… scrutarci, verso il termine della Santa Messa. Soprattutto quando Gesù veniva esposto solennemente sull’altare, se per caso lo si guardava, lo vedevi immerso nella ‘nostra’ devozione, pronto a cogliere gesti, sguardi, aneliti, colloqui nascosti con lo Sposo. E nel silenzio, respirava al ritmo fresco della Comunità.

Non possiamo tacere le sue lezioni a tutte noi. Facevano bene a lui, prima di tutto. Ma nutrivano noi. Ci ha nutrite tanto in questi anni: i Padri, la Storia della Chiesa, i Papi… anche le apparizioni a la Salette. Ha goduto un mondo nel presentarci le diapositive della Terra Santa, sua seconda “patria”, ed è andato avanti diversi pomeriggi a presentarci scene e foto, paesaggi ed eventi… e lo faceva con tale passione, che ti pareva di essere là, nella terra di Gesù, anche senza esserci stata. Anzi, aveva persino fatto una proposta ardita alla Madre (perché era così don Aldo… timido e schivo… ma poi, con un beh… sapeva lanciarti qualcosa di ardito!): Madre, chiediamo al Vescovo di fare tutti un pellegrinaggio in Terra Santa… vi guido io… ma sì, se lo chiediamo al Vescovo, certamente ci dirà di sì! Anzi, magari viene anche lui!

D’estate, con il caldo, aveva la bontà di cambiare i temi delle lezioni, rendendole più amene e meno impegnative. E allora tornava a dilettarsi con la letteratura, italiana e non… come quell’estate che ci ha presentato, a puntate, I Promessi Sposi: aveva il testo manzoniano davanti, ma in realtà non leggeva niente… era lui il libro! E ci divertivamo a vedere certe Sorelle anziane tutte contente ad ascoltarlo… come se si avesse davanti la scena viva del romanzo, meglio che esser al cinema.

Ci ha dimostrato in tanti modi la sua bontà. Per il noviziato, con uno sguardo di particolare benevolenza. Aveva iniziato da qualche tempo per le più giovani le lezioni di latino, suscitando entusiasmo e ammirazione nelle novizie. Per lui era un diletto, e, certamente, una ricarica interiore, questo contatto. Ma la sua competenza, fatta passare come la cosa più normale, lasciava attonite le giovani.

C’è un aspetto importante che don Aldo Cappellano ha coltivato, in questi anni in monastero. L’abbiamo apprezzato per la forza della sua orazione. Com’era bello vederlo, certe mattine o pomeriggi, solo, in cappella, a pregare… quante ore, quanto tempo silenzioso passato con Gesù. La forza di un prete che prega ce l’ha comunicata, don Aldo. I suoi rosari… le mani raccolte sul dorso, la corona che veniva sgranata al passo cadenzato, lungo i viali del parco o su nel corridoio della portineria… o il suo grande raccoglimento quando lo pregava con noi, dopo i Vespri… la testa tra le mani, immerso in Gesù e nei pensieri…

Aveva intessuto, in questi anni, una relazione profonda, sempre più profonda con il Signore. Certamente anche per questo, Lui l’ha trovato degno, e pronto, per la chiamata definitiva.

Ci sembrava di sentirlo, e non avremmo mai voluto che tu, don Aldo, andassi via quel venerdì, il 3 aprile, per quell’esame che ti aspettava a Novara. Sei tornato, ma già non eri più tu. Già il virus ti aveva colpito, indifeso. Eppure, tu eri difeso. La tua difesa è stata Gesù.

Ci manchi già molto, Caro don Aldo. Ci prende, in queste ore, la nostalgia, ed anche un po’ il pianto. Ma siamo certe che ora ci assisti, ancora di più.

Quando era iniziata la pandemia, ti avevamo scritto, ringraziandoti di celebrare ancora per noi la Santa Messa, in questo tempo di assenza Eucaristica. E tu ci avevi risposto: E io sono contento di vivere con voi questo tempo.

Sì, hai vissuto con noi e per noi questo tempo.

Ci hai dato Gesù. E, come Lui, hai dato la tua vita… anche per noi.

La Madre e le Sorelle

Benedettine del Santissimo Sacramento

Monastero SS. Trinità

Ghiffa

Redazione: