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“Caro mascherine”: la denuncia di Paolo Tiramani su Striscia la notizia

 

Ha sollevato il coperchio su una pentola in ebollizione l’on. Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia, che lunedì 6 aprile a “Striscia la notizia” ha evidenziato il problema dei costi che le amministrazioni Locali devono sostenere per approvvigionarsi dei Dpi per i propri dipendenti e che subito dopo è stato sommerso di telefonate da parte di sindaci e associazioni no profit, tutti accomunati dall’estrema difficoltà nell’ottenere questi dispositivi: “Il problema è molto sentito” spiega il sindaco “e questa intervista diffusa a livello nazionale mi ha confermato che era assolutamente necessario portarlo all’attenzione di tutti, con l’auspicio che vengano modificati provvedimenti inadeguati”.

Il riferimento di Tiramani è alla circolare del Commissario straordinario Arcuri, che pur trattando il tema dell’importazione dei dispositivi di protezione individuale, non tutela affatto gli amministratori locali: “Pur essendo enti pubblici, le procedure amministrative che ci riguardano non ci permettono di acquistare direttamente all’estero e dunque siamo costretti a pagare l’Iva al 22% oltre al ricarico della dogana che è del 6,3%, quindi abbiamo un ricarico totale pari circa al 30% su ogni mascherina. Bisogna assolutamente che si trovi una soluzione, e i tanti sindaci e presidenti di associazioni che mi hanno chiamato sono tutti d’accordo su questo punto. Mi auguro che il Governo, tra le tante cose di cui deve occuparsi, trovi il modo di dare una risposta puntuale anche a questa questione, che non è certamente secondaria”. L’intervista a Striscia ha portato con sè anche un altro effetto, a dimostrazione che anche nell’emergenza il mondo continua ad essere “vario” e i cosiddetti “furbetti” non mollano la presa: “Mi hanno telefonato diversi soggetti pronti ad offrirmi mascherine FFP2 e addirittura FFP3 a prezzi davvero improbabili, che da un lato mi fanno sorridere e dall’altro mi fanno sollecitare controlli serrati su questo “mercato parallelo” iniziato con l’emergenza”.

Il mercato delle mascherine però si compone anche di imprenditori che si sono messi al servizio del paese: “Mi hanno contattato anche per offrirmi le mascherine dei laboratori convertiti” spiega Tiramani “ed in questo caso li ringrazio per l’impegno e l’intento solidale: sono mascherine che vanno benissimo da distribuire alla popolazione, ma non possiamo utilizzarle per i dipendenti pubblici, in quanto non hanno tutte le certificazioni necessarie. Ma ciò non toglie che loro sono l’espressione migliore di questa Italia, che non si fa fermare da nulla e che raddrizza la schiena e stringe i denti pur di andare avanti e guardare al futuro con positività”.

 

 

 

 

 

 

 

Barbara Paltro: