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Obbligati alla solitudine ma non all’individualismo che snatura la nostra fede

Tocca il cuore delle comunità cattoliche cristiane. La messa e le celebrazioni che accompagnano i fedeli dalla nascita alla morte non sono soltanto una tradizione che, con il tempo, è diventata usanza. Certo, di domenica, l’incontro con le famiglie amiche sul sagrato della chiesa, il posto – spesso sempre quello – nello stesso banco o il caffè dopo la messa sono diventati una specie di rito, da assecondare nei giorni festivi. Ma, oltre all’esteriorità che, pure, ha il suo valore, la partecipazione alle celebrazioni religiose rappresenta l’essenza della vita del fedeli. La chiesa non è soltanto un edificio – più o meno bello, più o meno grande e più o meno antico – perché quelle mura sono, piuttosto, il contenitore, destinato ad accogliere l’ecclesia: l’assemblea dei cristiani senza la quale la pratica religiosa risulta tumefatta. “Confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli…” dove è evidente che, in assenza dei fratelli, anche il “confiteor” vale solo un pò. Ogni cerimonia religiosa – dal battesimo al funerale – prevede un interagire fra il celebrante e i fedeli, con domande e risposte che si completano le une con le altre. “La pace sia con voi” intona il diacono: “…e con il tuo Spirito…” riprende l’assemblea. Del resto proprio Gesù ebbe a dire: “dovunque ci siano due di voi, io sarò con loro”. Ma è evidente che devono essere almeno due. Questo tempo di Coronavirus obbliga a una pratica religiosa snaturata che soltanto circostanze eccezionali rendono accettabile.

E’ pesante la rinuncia alle “manifestazioni di popolo”, come le processioni della “settimana santa” che ogni parrocchia aveva in calendario e che ha provveduto a cancellare. Ancor più dolorosa per qualcuno. Quarona, per esempio, o Romagnano Sesia che, in ricordo della Passione, per le strade e per le piazze, mettono in scena una recitata costruita sui testi, mutuati dal Vangelo di Luca. (Ne diamo conto alla pagina 40). Quest’anno, Romagnano aveva immaginato di affidare i copioni ai bambini delle scuole medie e per loro lo stop si è tradotto anche in una delusione personale. Anche se le sequenze teatrali (parola del presidente del Comitato Paolo Arienta) verranno riproposte appena possibile. Il cristiano non risolve – né può farlo – la pratica religiosa in un rapporto diretto con la divinità. La preghiera e la richiesta di perdono esclusivamente individuale sono l’essenza del credo protestante nei confronti del quale la “battaglia” del cristianesimo dura dagli anni del Concilio di Trento in avanti. Per questo, è tanto più meritevole di segnalazione lo sforzo dei parroci che “inventano” strumenti appropriati per continuare a essere il centro della loro comunità e svolgere il ruolo di ministro di quell’ecclesia che è sostanza di fede. Li abbiamo intervistati (a pagina 6 e 7) Qualcuno utilizza lo streaming, qualcun altro ha a disposizione le frequenze di una radio. qualcun altro ancora messaggia attraverso il suono delle campane o – ancora – telefona personalmente alle famiglie, chiuse in casa, in questa specie di arresto domiciliare collettivo. Può essere necessario un aiuto materiale – “dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati” – ma, spesso, torna anche più indispensabile il conforto della parola per “rincuorare gli afflitti”: “ero triste e sono stato consolato”.

Lorenzo Del Boca: