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Anche dal Ciss Ossola l’appello ai dispositivi

In Ossola sono due giovani Roberta Mancini una studentessa universitaria di Beura e Simone Aragona studente di Torino a farsi portavoce delle  criticità riscontrate in particolare al Ciss Ossola dove vi è carenza di dispositivi di  protezione individuale. «Il personale socio-sanitario del CISS Ossola effettua 375 interventi di assistenza domiciliare e 104 consegne pasto, con i necessari dispositivi di protezione individuale (mascherina chirurgica, occhiali di protezione, camice idrorepellente e guanti) rigidamente contingentati. Tali Dispositivi, ad eccezione dei guanti, vengono forniti loro in numero limitato poiché risultano introvabili, malgrado l’assistenza domiciliare venga effettuata prevalentemente presso anziani, soggetti patologici e debilitati».
«Nessun operatore si è tirato indietro – proseguono – decidendo comunque di svolgere il proprio lavoro in queste condizioni. Così come, senza tirarsi indietro, i richiedenti Protezione Internazionale gestiti dal CISS Ossola hanno deciso di mettersi a disposizione della nostra comunità per confezionare mascherine e camici, con l’ausilio di alcune macchine da cucire e materiali di recupero. E benché nessuna di queste persone venga messa nelle condizioni di lavorare in situazioni, non di tranquillità, ma almeno di sicurezza, esse vanno avanti in silenzio e con dignità, determinate come prima, forse più di prima, nella loro battaglia per non lasciare indietro nessuno. Nessuno tra essi abbandonerebbe mai le persone che assiste, nemmeno per chiedere ciò che sarebbe un loro diritto avere già da tempo. È difficile pensare a una dedizione più encomiabile o, per usare una parola usata e abusata in questo periodo, eroica>>.
I due giovani proseguono mettendo in evidenza che i ringraziamenti al personale ospedaliero e alle forze dell’ordine in questi giorni siano ben più che doverosi e meritati ma rilevano come a loro avviso sia ingiusto che troppo spesso e anche in tempi migliori, ci si dimentichi delle migliaia di uomini e donne che con altrettanto coraggio e dedizione, garantiscono dignità, supporto e assistenza quotidiana alle persone della nostra società in situazioni di fragilità o disagio. «Uomini e donne – concludono – che formano la vera prima linea di un paese che resiste, e che si rifiuta di abbandonare chi non può farcela da solo, anche quando questo significa sacrificare la propria stessa incolumità”. “Ringraziamo i giovani che hanno preso a cuore i problemi che riscontriamo ogni giorno – dice il direttore del Ciss Ossola Mauro Ferrari – siamo sempre in lotta per cercare disperatamente i dispositivi di protezione».

Mary Borri: