Il buongiorno del direttore… all’amico lettore

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Lorenzo Del Boca
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Assumere la responsabilità del settimanale diocesano rappresenta un impegno etico, prima che professionale.
 
Fin dal momento della loro nascita, i giornali che fanno riferimento alla Diocesi di Novara si sono caratterizzati per il duplice impegno di parlare al mondo cattolico, senza trascurare gli altri lettori che, magari più tiepidi quanto a pratica religiosa, potevano essere attratti da un’informazione documentata, consapevole, poco aggressiva e, comunque, rispettosa delle differenti sensibilità individuali. Perciò, cronache a 360 gradi, capaci di registrare le voci del Vescovo e della comunità ecclesiale ma anche interessate a carpire gli umori di una società laica che, per definizione, si caratterizza per un’incessante evoluzione di modi e di costumi.
 
In questo senso, il fondatore, don Giuseppe Cacciami e don Germano Zaccheo sono stati i precursori e, in qualche modo, gli inventori di un giornale responsabile, affidato alla serietà dei contenuti, senza bisogno di schiamazzi.
 
Con loro, ovviamente, tutti coloro che, con impegno giornalistico e sacrificio personale, hanno consentito una capillare documentazione da ogni comune e da ogni parrocchia. Se è permesso un ricordo campanilistico: Carlo Brugo che, per quarant’anni, ha assicurato la redazione delle pagine di Romagnano Sesia. Esempio che può essere declinato per decine e centinaia di pubblicisti ognuno dei quali ha saputo coniugare la vocazione professionale con la sensibilità per una premura volontaria. Ciascuno merita un ringraziamento senza riserva.
 
Tanti e forse troppi sono stati sostituiti dal tribunale dell’anagrafe ma quelli che sono subentrati ne hanno raccolto il testimone, mettendo in mostra analogo impegno e identica passione. Fino a Manuela Borraccino che, per tre anni, ha diretto con merito i giornali diocesani e che, adesso, considerando esaurito il suo incarico, lascia un patrimonio di autorevolezza cui fare riferimento.
 
Le regole del buon senso e della temperanza, utilizzate per il passato, valgono, a maggior ragione, per il futuro anche se la crisi dell’editoria e le difficoltà economiche nazionali non consentono eccessi di ottimismo. Da anni, la carta stampata segna il passo obbligando, ogni volta, a mettere nel conto perdite di copie vendute e cali pubblicitari. Eppure, i giornali restano il punto di riferimento per un’informazione consapevole.
Le notizie che viaggiano nell’etere alla velocità della luce sono, di per sé, volatili e, quasi, sfuggenti. Non sempre è chiara la fonte e non sempre ne è evidente l’autore.
 
I reportage della carta stampata, al contrario, sono fusi nel piombo: dovrebbero essere più autorevoli e, quindi, più credibili. Forse datati, quanto a tempestività ma il tempo impiegato per un approfondimento maggiore può tradursi in un valore aggiunto.
 
A questa prospettiva, continuano a credere il nostro vescovo Franco Giulio Brambilla, il consiglio di amministrazione della Stampa Diocesana Novarese non casualmente presieduto da un giornalista professionista con curriculum invidiabile come Gianfranco Quaglia e i colleghi impegnati nella costruzione delle nove edizioni settimanali. 
Ci credo anch’io.
 
Nel tempo dell’editoria 2.0, gli editori e il direttore accettano la sfida imposta dalle nuove tecnologie. Non si tratta di rifiutarle ma nemmeno lasciarsi dominare. I nostri giornali propongono un sito che ci sforzeremo di migliorare ma l’attenzione maggiore andrà dedicata alle pagine delle edizioni settimanali.
 
Impegno non semplice ma possibile se riusciremo a costruire un’alleanza vantaggiosa fra gli operatori dell’informazione e i lettori.
Occorre uno sforzo comune. E’ necessario un reciproco aiuto.
 
Noi cercheremo di essere più puntuali e più rigorosi ma voi dovete dirci dove sbagliamo e che cosa possiamo fare per esservi più utili.
A cominciare da questo stesso numero.