Assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per il dottor Micalizzi

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Assoluzione. Si è concluso così, mercoledì mattina in Tribunale a Novara, il processo per omicidio colposo a carico del dottor Ezio Micalizzi, direttore del reparto di Cardiochirurgia all’Azienda ospedaliero universitaria Maggiore della Carità di Novara.
Il Gup del Tribunale di Novara, Andrea Guerrerio, all’udienza dell’altro giorno, udienza che si è svolta con rito abbreviato, ha assolto il medico dal reato che gli veniva contestato, in relazione a un intervento chirurgico effettuato nel 2014 su un paziente, Antonio Fusaro, giunto dal Sud Italia per risolvere una malformazione alla valvola mitralica.
«Il Tribunale, con questa sentenza – commenta l’avvocato Riccardo Tacca, difensore di Micalizzi – ha, di fatto, escluso la sussistenza di qualsiasi condotta imperita o negligente in capo al dottor Micalizzi, ed ha escluso . aggiunge il legale – che il decesso del signor Antonio Fusaro possa essere messo in correlazione alcuna con l’intervento chirurgico effettuato presso il Reparto di Cardiochirurgia, diretto da Micalizzi». E’ stata, quindi, respinta ogni richiesta risarcitoria formulata dai prossimi congiunti del defunto Antonio Fusaro. «Non posso che esprimere la mia più grande soddisfazione – commenta l’avvocato Tacca – per l’esito del processo che, pur avendo ad oggetto una tristissima vicenda umana, ha, per circa cinque anni, messo ingiustamente in dubbio (oggi completamente fugato) le competenze di un medico tra i più esperti, preparati ed apprezzati dell’intero ospedale di Novara».
Il decesso di Fusaro si era verificato il 5 febbraio 2014, lo scorso aprile la Procura di Novara aveva chiesto il rinvio a giudizio di Micalizzi, che era a capo dell’equipe che aveva operato all’ospedale Maggiore Fusaro, agricoltore calabrese di 43 anni. Al termine di quell’operazione, Fusaro non si era più svegliato ed era stato trasferito in coma farmacologico alle Molinette di Torino, dove, dopo un’altra operazione e un periodo di degenza, il 24 febbraio dello stesso anno, era deceduto. Per quella morte la Procura (col pm Nicola Serianni) aveva ritenuto responsabile il medico novarese. Così non ha valutato il Tribunale, che ha mandato assolto il dottor Micalizzi. In precedenza, per altri cinque indagati, era stata già chiesta l’archiviazione.
 
Immediata, sulla vicenda, la replica dell’avvocato delle parti civili, Mario Murano, che ribatte a quanto sostenuto dal difensore del medico. Murano contesta la dichiarazione del legale della difesa secondo cui il Tribunale ha assolto il dottore, “escludendo la sussistenza di qualsiasi condotta imperita o negligente…. ed ha escluso che il decesso possa essere messo in correlazione alcuna con l’intervento chirurgico effettuato presso il reparto di Cardiochirurgia diretto da Micalizzi” . “Il compito del giudice – spiega l’avvocato Murano – non è quello di convalidare la correttezza dell’attività chirurgica, semmai quello di accertare, nei limiti della disponibilità delle prove, la presenza di errori procedurali e se gli stessi costituiscano degli antecedenti causali rispetto al risultato infausto. Sicché, essendo stato pubblicato unicamente il dispositivo della sentenza, non sono note le motivazioni per le quali il giudice – nonostante la richiesta della pubblica accusa di affermare la responsabilità penale del Micalizzi con condanna dello stesso alla pena di otto mesi di reclusione – abbia ritenuto di pronunciare sentenza assolutoria”. “Ricordo – continua il legale di parte civile – che non è una sentenza definitiva e ben 25 anni di milizia professionale innanzi a buona parte delle Corti italiane mi hanno insegnato che in sede di appello non mancano le sorprese, talvolta positive e tal’altre negative. È ovvio che tale sentenza sarà impugnata dalla parte lesa e sussiste la ragionevole aspettativa che anche il Pubblico Ministero procederà al relativo incombente processuale alla luce della richiesta di condanna dell’imputato. In ogni caso – ribadisce l’avvocato Murano – porteremo la stessa sentenza all’attenzione del Procuratore Generale di Torino, a cui rivolgeremo specifica e dettagliata richiesta di impugnarla ai fini penali. La perizia disposta dal Tribunale di Novara – sostiene il legale di parte civile – non ha affermato che l’intervento è stato eseguito correttamente, ma dopo avere individuato un numero impressionante di errori nella procedura chirurgica ha concluso che “Purtroppo i sottoscritti periti non possono con certezza individuare responsabilità soggettive nelle persone degli indagati, a causa della grave carenza documentale nella compilazione del verbale operatorio, la cui responsabilità è a capo esclusivo dei chirurghi operatori”. Quindi – sostiene ancora Murano – non è vero che l’intervento sia stato eseguito correttamente, ma si è discusso e si continuerà a discutere se sulla base delle lacunose cartelle cliniche e di altri elementi processuali è possibile individuare la responsabilità soggettiva del medico”.