X

Ponte Morandi, ricordo della famiglia Cecala e altre vite spezzate a Genova

«Come si fa a raccontare che ho dovuto seppellire mio figlio minore con tutta la sua famiglia deceduti mentre andavano in vacanza? Cristian era il più piccolo dei miei quattro figli, aveva da poco compiuto 43 anni, sua moglie Dawna 42, mentre la loro piccola Crystal aveva solo 9 anni».

La testimonianza di Amelia Cecala, mamma, suocera e nonna oleggese, non è che una delle tante custodite tra le pagine di “Vite Spezzate – 14 agosto 2018” (Il Canneto), opera a più voci ideata e tenacemente coordinata da Benedetta Alciato, che sarà presentata in anteprima venerdì 23 agosto alle 18, in piazza Risorgimento a Santa Maria Maggiore, nell’ambito del festival letterario Sentieri e pensieri diretto da Bruno Gambarotta.

Benedetta, giovane biellese trapiantata da una decina d’anni a Sestri Levante, è la cognata di Roberto Robbiano, deceduto insieme alla moglie Ersilia e al figlio Samuele, di soli 8 anni, nel crollo del Ponte Morandi, a Genova. La storia della famiglia di Campomorone è, con quella di Oleggio, una fra le più strazianti di quel 14 agosto.

 «Il volume – spiega nell’introduzione Lucia Pinasco, psicologa e psicoterapeuta – nasce dall’esigenza di ricordare, ma non perché le persone si possano dimenticare. Ricordare insieme, uniti, per ricostruire quel frammento di destino e trovare la forza di proseguire e coltivare quella sete di verità e giustizia che ancora non trova pace». Nulla di speculativo dunque, tanto più che il ricavato delle vendite sarà interamente devoluto all’associazione ANGSA Liguria.

Al progetto hanno risposto anche il sindaco di Genova, Marco Bucci, il cui intervento apre la raccolta dandole un’importanza significativa, e i capitani di Genoa e Sampdoria, Fabio Quagliarella e Domenico Criscito. Nell’introduzione dei due calciatori si legge: «Quel 14 agosto non è caduto solo il ponte Morandi. Quel 14 agosto siamo crollati anche noi, che siamo rimasti vivi morendo dentro». Proprio come accaduto alla famiglia Cecala: «Alle 9.30 Cristian, Dawna e Crystal partono per le vacanze in direzione Livorno per poi traghettare e arrivare nel pomeriggio all’Isola d’Elba – racconta nel libro Antonio, fratello di Cristian –.  A pranzo accendo la tv e sento la notizia». Così ha inizio una via crucis fatta di speranza e disperazione, di parole concitate e silenzi pesantissimi, di sguardi sfuggenti e lacrime irrefrenabili. «La mattina di Ferragosto – prosegue Antonio – accompagnato da mia madre, mia sorella e mio cognato parto per Genova: destinazione ospedale San Martino. Cristian, Dawna e Crystal non risultano nelle liste delle persone ferite o decedute.  Rimaniamo a Genova fino a venerdì sera ma nessuna notizia: le ricerche richiedono più giorni, decidiamo quindi di tornare a casa, anche perché sono in arrivo, dall’America, i familiari di Dawna». Sabato 18 agosto, di primo mattino, giornali e tv titolano “Ritrovata ultima famiglia dispersa” e indicano i nomi delle tre vittime oleggesi. «Poco dopo – scrive Jessica, nipote di Cristian – arriva la chiamata dalla Questura: ci dicono di aver ritrovato i resti della loro macchina e che è possibile procedere con il primo dei tre riconoscimenti. Per gli altri due bisognerà attendere fino al 20 agosto».  

Le storie, questa come tutte le altre del volume, scaturiscono dal cuore di ogni familiare/amico che ha voluto raccontare, a modo suo, come ha vissuto quel drammatico, apocalittico, evento. Più che racconti «atomi di luce che – conclude Pinasco – rischiarano questa pagina nera della storia privata e collettiva, perché si possono spezzare le Vite ma mai l’Amore che le ha accompagnate». Michela Chioso

Redazione: