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Se n’è andato Canzio e ha lasciato un vuoto grande

Canzio, primo in alto a sinistra, nel coro dell'Unitrè.

La morte di Canzio Pellegrini,martedì 4 giugno, ha lasciato un vuoto nella comunità di Comignago e non solo. Un vuoto che però è pieno dei ricordi di tutto ciò che ha fatto nella sua vita e che ha lasciato alle persone che lo hanno conosciuto.

Canzio era nato 86 anni fa in Toscana nel Pisano, qui ha vissuto l’infanzia e la giovinezza, formandosi nei valori che poi lo hanno guidato in tutta la sua vita. Nella seconda parte degli anni Ottanta si era sposato con la comignaghese Irene Paracchini e aveva iniziato una nuova fase della sua vita, trasferendosi a Comignago. Con Irene ha condiviso le gioie e le fatiche dei tanti impegni che negli anni hanno portato avanti insieme: la cronaca giornalistica per la Stampa Diocesana Novarese con l’aiuto anche nella correzione delle bozze in redazione; l’assistenza ai malati in ospedale nell’ambito dell’Associazione Volontari Ospedalieri; l’opera di volontariato nelle case di riposo, come l’Opera Pia Curti di Borgomanero; l’impegno nei Gruppi famiglia; la partecipazione agli incontri dell’Università della Terza età di Borgomanero; l’attività di assistenza ai bambini nel pre-scuola; la partecipazione attiva in Parrocchia e nelle associazioni del paese.

Canzio tra le tante passioni aveva soprattutto il calcio e la musica. La sua squadra del cuore era la Juventus, ma ha sempre seguito con calore le vicende del Comignago calcio, di cui scriveva settimanalmente la cronaca delle partite per L’Informatore. L’altra sua passione, la musica, la coltivava partecipando al coro dell’Università della Terza età.

L.R.

Servizio  completo sull’Informatoe di venerdì 7 giugno

Gianni Cometti: