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Sequestrata in casa per due ore e rapinata: ai domiciliari un italiano e una giordana

Segregata in casa per circa due ore e rapinata da una donna, sua conoscente di vista, e da un uomo. L’episodio è successo a inizio marzo, le indagini, nome dell’operazione “Revenge”, si sono concluse in questi giorni. A denunciarlo, in Polizia, una sudamericana di 41 anni, che ha riferito di un’aggressione avvenuta nella sua abitazione.

Il personale delle Volanti e della Squadra Mobile, intervenuto sul posto, ha appreso che la donna era stata segregata in casa per due ore, durante le quali era rimasta in balia di una donna e un uomo. La vittima, che aveva la casa a soqquadro, ha raccontato che i due, appena entrati, avevano chiuso la porta a chiave, prendendosi le chiavi, abbassato le tapparelle e si erano impossessati del suo cellulare, poi distrutto. I due cercavano denaro e avevano con loro nastro adesivo e forbici, usati per tagliarle diverse ciocche di capelli. I due l’avevano minacciata, con un grosso coltello da cucina puntato all’addome, e ripetutamente aggredita fisicamente colpendola al volto e al corpo diverse volte.

I due aggressori si erano allontanati dopo aver preso la somma di 600 euro e il passaporto della vittima, non prima di averle chiesto altri 2.000 euro da consegnare attraverso un “Money Transfer”, dietro la minaccia di ulteriori aggressioni. Le indagini, immediatamente attivate dalla sezione antirapina della Squadra Mobile e consistite anche in lunghi servizi di appostamento e pedinamento, hanno permesso di individuare i due aggressori in D.N., giordana di 42 anni in regola con le norme sul soggiorno, e nel suo amico E.S.O., italiano di 48 anni, entrambi residenti a Novara, indagati per i reati di rapina aggravata e tentata estorsione aggravata.

Dall’attività è emerso come i due avevano messo in atto le loro azioni nei confronti della vittima come vendetta di un presunto sgarbo che D.N. avrebbe subito oltre un anno fa (da qui il nome dell’operazione, “Revenge” in inglese significa vendetta). E’ emerso anche che i due, privi di qualsiasi scrupolo, nei giorni successivi, hanno persistito nel loro atteggiamento criminale, continuando, insistentemente, a minacciare la vittima attraverso messaggi e telefonate, al fine di ottenere i 2000 euro richiesti.

Gli indagati erano certi che la vittima non denunciasse i reati subiti, poiché irregolare sul territorio nazionale. Per evitare ulteriori ripercussioni nei confronti della donna e per interrompere la situazione, la Procura della Repubblica di Novara, accogliendo pienamente il quadro indiziario raccolto dagli investigatori, vista la gravità dei fatti, ha richiesto l’emissione di custodia cautelare in carcere nei confronti dei due soggetti.

La richiesta è stata accolta dal GIP del Tribunale di Novara, che – vista l’incensuratezza di entrambi gli indagati – ha emesso nei confronti dei due un’ordinanza di arresti domiciliari presso i rispettivi domicili, che è stata eseguita nella giornata del 21 marzo.

Monica Curino: