Novara, in tanti alla Marcia della Pace della Comunità di S. Egidio: per dire ‘no’ a conflitti, violenza, guerre

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Sono stati in tanti oggi pomeriggio, martedì primo gennaio, a Novara, a prendere parte alla tradizionale Marcia della Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio.

Un’iniziativa che ha portato in centro città alcune centinaia di cittadini. Scopo della Marcia, come avviene da 17 anni a questa parte, manifestare, marciare tutti insieme, per esprimere il proprio ‘no’ a ogni tipo di guerra, a ogni sorta di conflitto e di violenza, conflitti che coinvolgono ancora tantissimi Paesi, tantissime terre, in tutto il mondo, portando distruzione e desolazione, colpendo soprattutto i più deboli, i bambini, gli anziani. Tra i partecipanti, oltre a tanti volontari della Comunità di S. Egidio, guidati dalla presidente Daniela Sironi, don Brunello Floriani, vicario episcopale per la pastorale e vicario episcopale territoriale per la Città di Novara, che ha poi celebrato la Messa solenne in Duomo, una volta conclusa la Marcia, e tanti rappresentanti di altre realtà che hanno aderito all’iniziativa, da Liberazione e Speranza sino ad Azione Cattolica, passando per i Gruppi di Volontariato Vincenziano, Pax Christi e Rinascita Cristiana. Tanti i ragazzi, i bambini, le famiglie che hanno preso parte alla marcia, che, partita da piazza Cavour, è giunta sino in piazza Duomo, dove ci sono state una serie di testimonianze, di ragazzi fuggiti dalle guerre e di tanti bambini e ragazzi della Scuola della Pace della Comunità di S. Egidio e del Paese dell’Arcobaleno. A precedere il corteo, come sempre, la Banda musicale di Castelletto Ticino. Un evento andato in scena anche in altre città d’Italia, da Roma a Genova sino appunto a Novara. Un’occasione per riflettere, italiani e stranieri, adulti, ragazzi e bambini, di ogni credo religioso, sull’importanza della pace, sull’impegno che ognuno, ogni giorno, deve mettere per far sì che si costruisca la pace. Tema della marcia, “La buona politica è al servizio della pace”, così come si intitola il messaggio di Papa Francesco per la celebrazione della 52esima Giornata Mondiale della Pace.

Ad aprire le testimonianze, Giancarlo Chiarani, che fa parte di Viva gli anziani e che ha raccontato di quando, ragazzino, c’era la guerra. “Ero piccolo, mio papà era lontano perché andato in guerra. Eravamo sfollati, con mia mamma, in un paese del Trentino, così da stare al riparo dagli aerei che lanciavano le bombe. Tanti uomini, mariti, fidanzati, fratelli, erano andati a far una guerra che non avevano voluto. Ogni giorno c’era paura. La guerra – ha aggiunto – è un’avventura senza ritorno, come ha detto Giovanni Paolo II. La pace va protetta, oggi c’è troppa violenza”. Un giovane proveniente dalla Somalia, Omar Mahad. “Sono nato che nel mio Paese c’era la guerra. La mia famiglia ha sofferto la violenza e il terrorismo. Con la guerra tutto è più difficile, avevo tanti sogni, ma non ho potuto realizzarli. Sono scappato con mio fratello e ho affrontato un viaggio su un barcone con altre 700 persone. In Italia ce la sto facendo, grazie Italia”. E poi i bambini: “Non vogliamo vivere con la guerra, vogliamo vivere in un mondo di pace. Vogliamo buone scuole anche per noi ragazzi di periferia, le stesse possibilità”. A chiudere la Marcia della Pace, Sironi: “Ognuno può portare la propria pietra per la costruzione di una Casa Comune, che è la pace, ciascuno può dare il proprio contributo – ha detto – Perché dove c’è pace, c’è fiducia l’un l’altro. Noi tutti che siamo qui oggi vogliamo porgere la nostra mano a chi ci sta vicino e costruire, nell’amicizia, un mondo di pace, perché sappiamo che anche le parole possono diventare come pietre, perché possono uccidere la speranza, la dignità, il futuro. Noi vogliamo solo offrire amicizia e costruire insieme la pace”.