Cronache da casa Santa Marta: Giustizia e pace solo se garantite per tutti

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La pace tra le nazioni e anche all’interno di esse si fonda sul rispetto dei diritti e della dignità di ognuno e le religioni, tutte le religioni, hanno un ruolo in tale scopo, e debbono svolgerlo. E’ uno dei punti fermi dell’insegnamento di papa Francesco ed egli lo sta ribadendo anche nel viaggio in Myanmar e Bangladesh. Sono Paesi “periferici”, nei quali i cattolici sono sparute minoranze in popolazioni in un caso buddista e nell’altro musulmana, con presenze di gruppi estremisti. Così, in un Paese, il Myanmar, che sta vivendo il dramma della popolazione Rohingya – della quale il governo ha imposto di non fare neppure il nome – al Kaba Aye Center, uno dei templi buddisti più venerati dell’Asia sud-orientale, Francesco ha parlato di “impegno per la pace, il rispetto della dignità umana e la giustizia per ogni uomo e donna”. E in un Paese nel quale anche tra i monaci ci sono elementi estremisti ha aggiunto “la giustizia autentica e la pace duratura possono essere raggiunte solo quando sono garantite per tutti”. Ancora più esplicito quando rivolgendosi alle autorità – sul palco Aung San Suu Kyi, capo del movimento democratico, ma in platea tanti militari, esponenti del vero potere – ha detto al Myanmar di costruire il futuro nella pace, fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni gruppo etnico, “nessuno escluso”.Ed è significativo che, in un Bangladesh che vede anche qualche epigono dell’Isis, il Grand Khatib della Amber Shah Shahi Jami Mosque di Dacca ha consegnato a Francesco “una lettera che contiene una fatwa contro l’estremismo firmata da 100mila imam”.