I finalisti del Premio Strega al Maggiore a Verbania

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«Per Verbania ospitare per il secondo anno consecutivo i cinque finalisti del Premio Strega è un grande onore e privilegio. Per questo stiamo già pensando anche al futuro, per far sì che questo evento possa proseguire nel tempo. Per l’anno prossimo potrebbe anche esserci un calendario di appuntamenti che coinvolgono maggiormente la città una sorta di “Verbania Stregata”».

Così il neo assessore alla cultura di Verbania, Riccardo Brezza, ha introdotto ieri sera, lunedì 24 giugno, l’incontro svoltosi al teatro Maggiore con i cinque finalisti del Premio  letterario Strega 2019. In realtà, sul palcoscenico verbanese sono saliti solo quattro dei cinque concorrenti al Premio, vista «l’assenza giustificata di Antonio Scurati, autore di “M. Il figlio del secolo” (Bompiani), impossibilitato ad essere qua con noi questa sera», ha detto Alessandra Tedesco, giornalista di Radio24, a cui è stata affidato il compito di moderare gli interventi dei protagonisti della serata.

A dare il via alle danze degli interventi è stato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Maura e Goffredo Bellonci che coordinata da vicino il Premio Strega. «Dopo essere partiti da Ragusa – ha affermato – abbiamo risalito tutta l’Italia, incontrando centinaia di lettori, per arrivare qua questa sera e sentire il calore degli amici di Verbania. Essere qua anche quest’anno per noi è bello e significativo, prima di emigrare oltralpe per gli ultimi appuntamenti previsti a Lione e a Parigi, dove saremo ospiti nelle sedi dell’Istituto italiano di cultura».

I finalisti del Premio Strega da giorni sono impegnati in un tour che tappa dopo tappa li porterà alla cerimonia finale in programma giovedì 4 luglio al Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. La tappa di Verbania al teatro Maggiore si inserisce in questo percorso di incontro con il pubblico, per presentare le proprie opere in concorso.

Riccardo Brezza, assessore alla cultura del Comune di Verbania, sul palco del Maggiore con il sindaco Silvia Marchionini

E così il pubblico verbanese ha potuto conoscere da vicino Benedetta Cibrario con il suo “romanzo storico” dal titolo “Il rumore del mondo” (Mondadori) ambientato nella Torino risorgimentale, dove Anna, giovane ragazza  della borghesia londinese è giunta in sposa ad un militare italiano. Deturpata in volto dal vaiolo, Anna deve affrontare la diffidenza della nuova città e del mondo familiare che la circonda. «Il parallelismo con l’oggi è evidente nel mio romanzo – ha sottolineato l’autrice – A partire dalla diffidenza che incontrano coloro che emigrano; ma anche con i numerosi richiami al mondo economico e politico». E come si fa vincere l’indifferenza? A questa domanda la Cibrario ha risposto che ieri come oggi il segreto sta nella «curiosità per un mondo nuovo, un mondo che sta cambiando, un mondo che sta nascendo».

Di migrazioni nel mondo è intriso anche il romanzo “La Straniera” (La nave di Teseo) di Claudia Durastanti dove a cerchi concentrici si dipana una storia che attinge a piene mani dal vissuto dell’autrice stessa e dove il tema della solitudine, interpretata in diverse sue sfaccettature, diventa filo conduttore per narrare storie di vita umana. Così come aderente alla realtà contemporanea è anche l’opera di Marco Missiroli intitolata “Fedeltà” (Einaudi), valore che viene contrapposto al suo esatto contrario, il tradimento, in un dialogo tra marito e moglie. «A volte nella vita incontriamo e dialoghiamo con persone anche una sola volta, e queste ci lasciano qualcosa; poi ci sono incontri e dialoghi quotidiani con persone  che non ci lasciano nulla», è stato un passaggio della riflessione proposta al pubblico da Missiroli.

Da ultimo, il tema dell’assenza è lo sfondo del romanzo “Addio fantasmi” (Einaudi) di Nadia Terranova, dove ancora una volta il passato torna a porre domande al cuore umano.