[bsa_pro_ad_space id=2]

Duomo di Novara gremito, oggi pomeriggio, martedì 28 maggio, per l’ultimo saluto al piccolo Leonardo Russo, il bimbo di soli 20 mesi (avrebbe compiuto due anni a settembre) morto tragicamente nella tarda mattinata di giovedì (foto Agenzia Visconti).

Molti i sacerdoti della città e della diocesi presenti, tra i quali il parroco di S. Agabio (quartiere dove viveva il piccolo con la mamma e il compagno), don Carlo Bonasio. A presiedere le esequie, il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla. «Una vita appena sbocciata, indifesa, bussava alla porta del mondo per avere una casa e invece ha trovato miseria e violenza umana», ha detto il vescovo nell’omelia (qui il testo completo), parlando del piccolo Leo.

Tra i presenti, accanto alla nonna Tiziana, allo zio, al padre del bimbo e a tanti altri famigliari, una folla di novaresi. Con loro anche il sindaco Alessandro Canelli, il questore Rosanna Lavezzaro e la procuratrice capo Marilinda Mineccia. La bara del bimbo, alla fine del funerale, è stata accolta da un lungo applauso della folla e da un lancio in cielo di tanti palloncini bianchi a forma di cuore. «Ci uniamo con le lacrime, l’amore e la preghiera, invocando la pietà umana e la misericordia di Dio su chi non ha saputo accogliere il sorriso e la gioia di un bimbo che chiedeva soltanto di vivere – ha proseguito il vescovo – Tutta la città di Novara si stringe con un unico cordone d’affetto quasi per arginare l’onda di male che ci trafigge il cuore e sembra minacciare ciascuno di noi, lasciandoci nella paura e nello sconforto». Monsignor Brambilla ha poi invitato i presenti a non aver “timore”. «Teniamoci per mano – ha detto – preghiamo insieme, invochiamo la forza del Signore, perché ogni giorno diventiamo portatori di vita e non distratti consumatori di cose: questo tempo, il nostro tempo, sta tornando ad essere come il mondo antico, dove le donne e i bambini erano una proprietà del padrone di casa e, quando non servivano più, venivano eliminati. Su questa scena è entrata la parola di Gesù come un canto di liberazione: ‘Lasciate che i bambini vengano a me…’ (Mc 10,14). Sì, dobbiamo lasciare che i bimbi vadano da Lui, non sono nostra proprietà, ci sono dati in dono. Noi siamo servitori della vita, dobbiamo tenerla in grembo con tenerezza, amarla con rispetto, custodirla con grazia, farla crescere con fiducia».