Verbania: indagato per corruzione giudiziaria il giudice di pace Carlo Crapanzano

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Carlo Crapanzano, ex giudice di pace del Tribunale di Verbania, risulta indagato per corruzione giudiziaria. Stando a un’indagine effettuata dalla Procura di Milano, da Ilda Boccassini e dal sostituto procuratore Paolo Filippini, Crapanzano avrebbe favorito persone legate al mondo della massoneria e, in particolare, alla Gran Loggia degli Alam (Antichi e liberi accettati muratori) di Novara. Crapanzano aveva rassegnato le dimissioni dal Tribunale verbanese mercoledì 15 maggio, quando, in occasione dell’indagine, c’erano state perquisizioni a Verbania, Domodossola e a Novara.

Le perquisizioni sono state eseguite da personale appartenente alle aliquote Polizia di Stato della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Milano e da personale appartenente all’Aliquota Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Verbania. Perquisizioni che hanno interessato, come riferisce una nota stampa della Polizia di Stato di Novara, Crapanzano, R.D.F., avvocato classe 1984 e alla sede della Gran Loggia degli Alam di Novara.

A essere indagati per il reato di corruzione giudiziaria sono, oltre a Crapanzano, altre sei persone, R.D.F., A.D. classe 1966, S.F., classe 1952, O.T. del 1976, G.R. classe 1966 e M.D.V., classe 1974. L’origine delle attività di indagine risale al maggio 2018, quando è stato segnalato alla Procura di Verbania, prosegue la nota stampa della Polizia, «l’anomalo accoglimento da parte del Giudice di Pace di Verbania Carlo Crapanzano di un ricorso avverso una contravvenzione al Codice della Strada». Dalle successive indagini è emerso come diversi ricorrenti, presentati o sponsorizzati da persone influenti sul territorio, «contattavano direttamente il Giudice per presentare i propri ricorsi». E’ emersa, inoltre, l’appartenenza dell’ex giudice «alla Gran Loggia degli Alam, con sede sita in Novara. Ciò che è risultato maggiormente significativo è l’intensa frequentazione – si legge ancora nella nota stampa – di Crapanzano con alcuni imprenditori locali appartenenti alla Loggia che sembrano avere usufruito di veri e propri favori da parte del Giudice o, comunque, della sua attività professionale, mettendo ciascuno le proprie professionalità al servizio della ristretta cerchia di massoni, per il bene comune del gruppo».

In tale contesto «sono stati inquadrati dall’indagine i rapporti tra Crapanzano e l’avvocato D.F., professionista che ha consentito a Crapanzano di elargire i favori e le proprie consulenze agli altri indagati. Tale consapevole collaborazione è apparsa finalizzata, per ognuno – si legge ancora nella nota della Polizia – all’ottenimento del proprio obiettivo, ovvero asservire la propria funzione agli interessi della Loggia per il primo, ottenere incarichi professionali e, quindi, remunerazioni, per la seconda. È apparso comunque evidente, nel complesso, come Crapanzano abbia mantenuto una sostanziale regia dietro numerosi ricorsi affinché potesse trattarli personalmente o, comunque, potesse contribuire al buon esito delle vicende giudiziarie tramite l’avvocato D.F.».