A Rassa inaugurata la prima scultura del primo Museo a cielo aperto del Piemonte

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museo cielo aperto
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In occasione dell’appuntamento di MusicAltura, numerosi appassionati di montagna si sono ritrovati in un posto magico, alla confluenza dei torrenti Sorba e Gronda, dove si ergono con grazia le tipiche case valsesiane a formare il villaggio di Rassa, vegliato dall’arcigna figura di Fra Dolcino che si intuisce scolpita sull’imponente parete Calva che sostiene il Pian dei Gazzari, dove si rifugiò l’eretico nel 1300.

Il cammino lungo la dolce val Sorba offre incantevoli vedute sullo spumeggiante torrente che scorre tra boschi di faggio, abetaie e pascoli sempre più magri man mano che si sale ornati da casolari in pietra. Ma non solo, adiacente al sentiero si possono osservare le antiche carbonere e i forni per la lavorazione della calce, egregiamente ricuperati a memoria dell’antica fatica della gente di montagna. Giunti  all’alpe Massucco, meta dell’escursione, la grande sorpresa della giornata: l’artista Ireneo Romano Passera era in attesa degli escursionisti per inaugurare la sua opera scolpita sul pregiato marmo bianco. “La natura risveglia i sensi” il titolo della scultura, è interpretata da un viso maschile dormiente, baciato dalle cascate che precipitano dalle rocce scoscese dei monti, raffigurati in un viso femminile. Una magnifica opera d’arte, che con il suo candore spicca nella valle, valorizzando il territorio e restituendogli una pagina di storia.

Gae Valle dell’associazione culturale Wild, organizzatrice di MusicAltura nonché del progetto “da sogni di pietra alla pietra dei sogni”, sottolinea che il 5 di agosto diventa una data importante per la cultura Valsesiana.  Dopo 500 anni dall’ultima scultura realizzata con il marmo del Massucco, una nuova opera dall’importante e magnifica interpretazione artistica si aggiunge al patrimonio delle nostre valli, ma con una valenza particolare: l’opera d’arte rimarrà in loco, su all’alpe. La prima di un museo a cielo aperto in divenire, a testimoniare la nostra storia e che, cultura e ambiente sono ricchezze di cui l’umanità non può rinunciare.

Storia del progetto

Presso il museo Reisga Brasei di Rassa è stato illustrato il progetto “da sogni di pietra alla pietra dei sogni” in presenza del sindaco di Rassa, Luca Ceutti che ha ringraziato l’artista per la sua opera con la quale ha ridato eco al valore del marmo bianco del Massucco; mentre lo storico Cesare Locca con linguaggio semplice e comprensibile a tutti ha spiegato la formazione delle rocce e la magia di come ci viene restituito il marmo, materia viva. La sua relazione è stata poi coinvolgente quando ha evidenziato come un’idea, l’impegno di persone sensibili, l’estro di un’artista possono concretizzarsi in un’opera artistica quale simbolo di salvaguardia dell’ambiente ed esempio di valorizzazione del territorio. L’artista, con evidente commozione, ha ringraziare tutti coloro che lo hanno sostenuto durante le lunghe giornate all’alpe, e ha illustrato le difficoltà incontrate durante la scultura, di come ha dovuto lavorare con martello e scalpelli adattandosi alle imperfezioni del masso marmoreo. Gae Valle ha tracciato la cronistoria del progetto, iniziato a novembre dell’anno scorso (nelle intenzioni di Wild e dell’artista dovrebbe continuare nel tempo), durante la premiazione del Concorso Nazionale di Poesia “Sogni di Pietra”, (da qui deriva il titolo del progetto) avvenuta nel teatro Fra Dolcino di Campertogno quando allo scultore Ireneo Romano Passera invitato ad esporre le sue opere, gli si parlò del famoso marmo bianco di Rassa.

L’artista, incuriosito chiese di essere accompagnato in loco per verificare di persona la pregiata qualità della materia. Fin dall’inizio ne rimase stupefatto tant’è che prelevò subito dal macereto un blocco da cui scolpì l’alto rilievo “il cavatore dormiente”. Dall’ora, numerose escursioni si susseguirono all’alpe Massucco, dove è sita l’antica cava, dapprima per trovare un masso su cui scolpire ed poi per eseguire la scultura, inaugurata domenica 5 agosto e che rimarrà in loco, quale prima opera del primo museo a cielo aperto del Piemonte. Una “prima pietra” posata grazie alla collaborazione di Danilo Bordiga, Battista Granelli, Tiziano Cornelli, Michele Podini, Paolo Antonini, Sergio Ferraris, il pastore del Massucco Roberto Chiara e non ultimo Renato Calzino.